Pandemia / I numeri

Occupazione delle terapie intensive per malati covid: in Trentino l'incidenza più alta d'Italia

Il monitoraggio settimanale presentato a Roma indica un valore del 27,8% (rispetto alla soglia del 10%). Confermata l'esplosione dei contagi (incidenza media nazionale 1669 casi su 100mila abitanti) che aumenta lo stress del sistema sanitario malgrado la variante Omicron appaia clinicamente meno aggressiva

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ROMA. La Provincia autonoma di Trento, seguita dalle Marche e dal Piemonte registrano questa settimana i valori più alti rispetto all'occupazione di posti letto per malati covid nelle terapie intensive.

Ora il Trentino è al 27,8% (rispetto alla soglia del 10%), le Marche al 23,9% e il Piemonte al 21,7%.

La maggiore occupazione dei reparti di area medica si registra invece in Val d'Aosta (al 42,4% rispetto alla soglia 15%), Liguria (34,2%) e Calabria (33,7%).

Il quadro emerge dal monitoraggio Iss-ministero della salute oggi all'esame della cabina di regia.

Salgono ancora l'indice di trasmissibilità Rt e l'incidenza dei casi Covid in Italia: l'incidenza riferita a ieri 6 gennaio è infatti pari a 1669 casi su 100 mila abitanti e raddoppia rispetto al valore di 783 della scorsa settimana.

L'Rt sale invece a 1,43 dal valore di 1,18 della settimana precedente.

Sale il tasso di occupazione in terapia intensiva, che questa settimana è al 15,4% (rilevazione giornaliera al 6 gennaio) contro il 12,9% (rilevazione al 30 dicembre) della settimana precedente.

Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale invece al 21,6% (6 gennaio) rispetto al 17,1% (30 dicembre).

"Abbiamo un aumento esponenziale dei contagi, siamo a 200mila casi ed è probabile che salgano ancora di più, questo fa sì che molte persone preoccupate, spesso con sintomi leggeri, vadano giustamente a chiedere assistenza alla rete ospedaliera. Rete che è stata ulteriormente riorganizzata nelle ultime settimane per fronteggiare questa ondata. Tutto ciò che non è Covid purtroppo viene accumulato, ritardato, posticipato", ha detto il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri a Radio Cusano Campus.

"È evidente che questa ondata probabilmente sarà numericamente molto alta a livello di contagi - ha spiegato - ma in proporzione ai contagi verosimilmente la pressione sugli ospedali non sarà come quella che avevamo con la variante Delta. C'è un virus che verosimilmente è meno aggressivo e c'è una popolazione per la maggior parte vaccinata, questa combinazione fa sì che il sovraccarico per la rete ospedaliera sia minore rispetto alle precedenti ondate".

Sileri tuttavia ha sottolineato che ci sarà comunque "un aumento di ricoveri nei prossimi giorni e la rete ospedaliera deve tenersi pronta per gestire questa situazione.

Dobbiamo gestire anche l'ordinario. Adesso abbiamo anche il problema di operatori sanitari positivi che dunque vanno in quarantena e non possono lavorare, questo genera ulteriore difficoltà".

"Il virus sembra avere sempre più i connotati di una malattia stagionale endemica", spiega in un'intervista al Corriere della Sera è il direttore sanitario dell'Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, il quale spiega: "Il virus non sta più prendendo i polmoni, ma si sta fermando alle prime vie aeree, come capita con le più comuni patologie respiratorie".

La variante del coronavirus Omicron "è poco patogena e presenta un'attenuazione della malattia", prosegue Vaia, che riporta i risultati di alcuni studi internazionali: "Quasi l'80% dei contagiati da Omicron è pauci o asintomatico".

Difficile prevedere nuove ondate del virus.

"In autunno si penserà a mettere al sicuro gli anziani e i fragili, proprio come da anni si fa con il virus stagionale", spiega Vaia. Omicron, seppure meno patogena, resta "molto più contagiosa" della precedente variante Delta.

"Ragion per cui - afferma Vaia - per evitare l'alta incidenza che stiamo osservando, oltre al superamento del brevetto, serve urgentemente un aggiornamento dei vaccini contro le varianti".

Allo Spallanzani è in fase di sperimentazione la nuova pillola anti-covid. "Dai primi risultati - riporta il direttore sanitario dell'istituto - sembrerebbe dare gli effetti sperati: la malattia non si aggrava".

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