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Dopo AstraZeneca la Danimarca esclude anche Johnson & Johnson: userà solo vaccini a mRna

Secondo le autorità danesi i vantaggi non superano il rischio di causare il possibile effetto avverso sotto forma di formazione di coaguli di sangue. Si tratta d una conclusione esattamente contraria rispetto a quella dell'Agenzia europea per i medicinali

ROMA. La Danimarca ha deciso di escludere il vaccino Janssen di Johnson & Johnson dal programma di vaccinazione anti-Covid.

La Danimarca ha motivato la sua decisione con le preoccupazioni per dei gravi effetti collaterali legati alla formazione di coaguli di sangue.

"L'Autorità sanitaria danese ha concluso che i vantaggi dell'utilizzo del vaccino Covid-19 di Johnson & Johnson non superano il rischio di causare il possibile effetto avverso in coloro che ricevono il vaccino", ha sottolineato l'autorità sanitaria danese in un comunicato.

Si tratta d una conclusione esattamente contraria rispetto a quella dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema), che ha autorizzato il farmaco, ha svolto due revisioni successive in seguito a casi di effetti collaterali, ma non ha formulato particolari raccomandazioni sottolineando che i benefici sono decisamente maggiori dei rischi.

E oggi il commissario covid italiano, Figliuolo, ha fatto sapere che si sta valutando se riutilizzare proprio AstraZeneca anche per persone sotto i sessant'anni.

Intanto, il Regno Unito, che ha largamente utilizzato proprio AstraZeneca, prosegue nella sua corsa di testa in Europa sul fronte dei vaccini e ora Londra supera il traguardo dei 50 milioni di dosi somministrate, inclusi oltre 15 milioni di richiami.

Lo certificano i dati ufficiali mentre il premier Boris Johnson e il suo governo esultano per questa nuova "pietra miliare" raggiunta, confermando l'obiettivo di garantire la copertura di tutti gli adulti over 18 residenti nel Paese con almeno una dose al massimo entro il 31 luglio. Sullo sfondo restano ai minimi da mesi i ricoveri ospedalieri totali nel Regno (meno di 1.500 al momento), come quelli dei contagi e dei decessi giornalieri.

Per tornare ai Paesi Ue, che in questi 14 mesi di pandemia hanno mostrato la pressoché totale assenza di coordinamento sanitario, anche sulle misure di prevenzione e sulla gestione dei viaggi internazionali, ora la commissione rilancia per una maggiore coesione.

Oggi ha aperto una consultazione sullo Spazio europeo dei dati sulla salute, il suo piano per incoraggiare gli Stati membri a condividere i dati sanitari per una migliore coordinazione nella prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie, nella ricerca scientifica e nella definizione delle politiche nazionali.

Con la proposta di regolamento che sarà svelata nel quarto trimestre del 2021, Bruxelles ambisce a promuovere lo scambio sicuro dei dati dei pazienti, permettendo loro di avere sempre il controllo sulle proprie schede cliniche, offrire nuovi strumenti alla ricerca e potenziare la digitalizzazione della sanità, chiarendo anche le responsabilità nell'uso dell'intelligenza artificiale nel settore.

"Lo Spazio europeo dei dati sulla salute sarà una componente cruciale di una forte Unione europea della salute", ha detto la commissaria Ue per la Salute, Stella Kyriakides, chiarendo che la condivisione delle informazioni "dovrà poggiare su una solida base di diritti dei cittadini non negoziabili, compresa la privacy e la protezione dei dati". La consultazione è aperta fino al 26 luglio.

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