Scuola, gruppo di genitori denuncia «Misure inutilmente complicate Che non diventi la scusa per chiudere»

La mettono giù dura i genitori e gli insegnanti del gruppo "Diritti nella scuola reale". Secondo loro, «i recenti provvedimenti della Giunta provinciale per la riapertura delle scuole rischiano seriamente e inutilmente di complicare la situazione, impedendo di fatto il funzionamento del sistema dell'istruzione».
Tutto è cominciato venerdì scorso quando Roberto Ceccato, dirigente generale del Dipartimento istruzione, ha presentato ai sindacati l'aggiornamento del "protocollo sicurezza" per le scuole, mentre la Giunta provinciale approvava le Linee guida per la didattica digitale integrata.

Nell'aggiornamento del "protocollo sicurezza" s'introduce l'obbligo per gli insegnanti d'indossare la mascherina in aula, e il provvedimento manda su tutte le furie il gruppo "Diritti nella scuola reale" (anche i sindacati non sono d'accordo). «Nessuno può pensare di fare lezione per quattro ore con una mascherina davanti alla bocca», scrive il gruppo, «se non altro perché attutisce fortemente il suono della voce». E anche «parlare per un quarto d'ora, con un tono di voce più forte» di quello normalmente impiegato da un insegnante, crea «difficoltà respiratorie non sopportabili per chiunque».
Non basta. «Riflettiamo anche sul ruolo essenziale del volto nelle relazioni umane», insistono i firmatari del documento: «Tutto cancellato in un attimo, e senza una giustificazione evidente».

Secondo il gruppo "Diritti nella scuola reale", in pratica, la situazione sanitaria non è così complicata e i prof "in maschera" sarebbero un'esagerazione. «Il primo sospetto che viene in mente», si prosegue infatti, «è che si sia voluto semplicemente compiere un gesto di autonomia provinciale. Se perfino il tremebondo ministro Speranza non chiede le mascherine, Fugatti vuole essere eroicamente tremebondo». Non solo: il secondo sospetto è che «per calcolo interessato si stia imponendo alle scuole un insieme di misure che all'atto pratico creeranno così tanti problemi da dover ripiegare quanto prima su prolungate chiusure parziali o totali».

Chiudere sarebbe in effetti un peccato. I dirigenti scolastici stanno lavorando come i matti affinché il 14 settembre sia tutto pronto per accogliere gli studenti: fervono i lavori nei vari plessi, e non ci si è fermati neanche a ferragosto. Lavori importanti: si abbattono pareti, si sostituiscono finestre, si creano sale mensa dove prima c'erano aule, si alzano pareti per restringere un atrio e ricavare un'aula.

Nell'aggiornamento del "protocollo sicurezza" è scritto inoltre che si prevedono termoscanner agli ingressi di tutte le scuole. Il gruppo "Diritti nella scuola reale" è scettico riguardo anche a questo punto. Una scuola della città, scrivono i firmatari, ha individuato 5 ingressi per i suoi 500 studenti: vuol dire che «le saranno forniti 5 termoscanner (dubitiamo) o gli studenti che entrano per cinque porte diverse dovranno poi confluire verso il paio di strumenti che saranno consegnati alla scuola? Ma questo è il meno», prosegue la nota, «cosa succederà quando l'autunno e l'inverno provocheranno raffreddori e le normali forme d'influenza si diffonderanno?».

Chi avrà un po' di febbre dovrà essere isolato nella scuola, ma se fossero una decina o anche più? Si troverà lo spazio necessario per ospitarli? «E in classe si aspetterà chi non arriva?». E la stessa maestra «arriva o non arriva?», sta bene oppure s'è ammalata anche lei? Non arrivasse, ovviamente, sarebbe un problema anche perché «i supplenti non si trovano dietro l'angolo. E se non si trovano?».

Non si trovassero, potrebbero venir buone le Linee guida per la didattica digitale integrata che dovrà sostituire o integrare - appunto - la didattica in presenza. «Ma è ridicolo e tragico che, disintegrando la scuola con provvedimenti scritti da chi la scuola evidentemente non la conosce, si pensi di reintegrarla a distanza», sostengono gli insegnanti e i genitori del gruppo "Diritti nella scuola reale".

«Si deve capire che la scuola non può essere oggetto di misure preventive così invasive senza venirne scardinata», concludono. «Dunque ci si attrezzi per curare i casi che eventualmente ne avessero bisogno e si riservino per le emergenze reali i provvedimenti emergenziali. O almeno ci dicano i nomi dei presunti "esperti" che hanno scritto protocolli e linee guida, poiché li dovremo denunciare con una class action di massa per procurata interruzione di servizio pubblico».

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