«Prostituzione: le multe non risolvono il problema»

Il dibattito dopo l'approvazione della delibera che prevede multe per i clienti

di Andrea Bergamo

«La cittadinanza chiede legittimamente di vivere in condizioni di sicurezza, ma è importante non perdere di vista la tutela dei diritti umani di chi lavora in strada». La presidente dell’associazione l’AltraStrada Fernanda Alfieri invita a non abbassare lo sguardo di fronte al dramma della schiavitù vissuto dalle donne costrette a vendere il loro corpo. Considerazioni che arrivano a pochi giorni dall’approvazione in consiglio comunale a Trento del provvedimento che prevede - tra le altre cose - di multare i clienti delle prostitute.

Le lucciole che operano all’ombra del Nettuno sono una trentina. La nuova norma, riflette Alfieri, non andrà a colpire il cuore del problema: «Il sistema criminale che lucra sullo sfruttamento delle donne non verrà smantellato solo con questa operazione, che punta a migliorare il decoro urbano. È necessario partire da un’operazione di sensibilizzazione della cittadinanza, perché esiste una cultura della mercificazione del corpo femminile e la stragrande maggioranza di chi si prostituisce lo fa perché costretto».

Gli operatori dell’unità di strada cercano di stabilire un contatto con le donne sfruttate per raccogliere le loro richieste d’aiuto, che spaziano dalla compilazione di un curriculum al tentativo di uscire dalla loro condizione: «Ma questo è molto difficile perché le ragazze sono controllate in forma diretta e indiretta e sottoposte a ricatto».
Alcune delle lucciole che lavorano nel capoluogo hanno riferito agli operatori di aver raggiunto Trento in seguito all’introduzione di norme simili a quella approvata da Palazzo Thun in altre città italiane: «L’effetto del provvedimento sarà probabilmente quello di spostare il problema altrove, ma la condizione delle donne sfruttate non cambierà. Anzi, probabilmente si troveranno in condizioni di maggiore pericolo: è necessario mettere queste donne in condizione di emanciparsi dalla schiavitù e dunque pensare a loro come esseri umani e non come un problema di degrado».

E sulla riapertura delle case di tolleranza la presidente de l’AltraStrada osserva: «Gli studi evidenziano che anche questa iniziativa non porta a un miglioramento delle condizioni di vita».

Anche la presidente della Lila (Lega italiana per la lotta contro l’Aids) in Trentino Annamaria Covi teme che il provvedimento possa avere l’effetto di portare le prostitute a «scegliere strade più nascoste, difficilmente raggiungibili e più pericolose». Insomma, il problema non sarà risolto nel giro di quindici giorni, quando la norma entrerà in vigore: «Ci sono vittime della tratta e persone che non hanno altra possibilità per procurarsi da mangiare. È possibile che le prostitute si spostino anche negli appartamenti, ma pensiamo a quei trentini che glie li affittano e sanno benissimo per cosa vengono utilizzati...».

Gli operatori della cooperativa Punto d’Ascolto, che gestiscono le unità di strada in convenzione con la Provincia, contattano anche le prostitute che lavorano in casa: «Stabilire un rapporto di fiducia è un lavoro complesso e delicato - spiega il direttore Andrea Gentilini -. A tutte le ragazze forniamo informazioni da un punto di vista sanitario. Fortunatamente c’è anche chi decide di uscire da questa condizione. In questi casi le ragazze vengono accolte in strutture sicure fuori provincia. Anche noi gestiamo due appartamenti».

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