Presentata la nuova rete di riabilitazione in Trentino

Una riabilitazione pensata per chi non necessita più di cure ospedaliere, ma non è ancora in grado di tornare a casa.

In sostanza per chi adesso, a seconda dei casi, occupa un letto di ospedale, ma tecnicamente non ne avrebbe più bisogno, oppure viene dimesso, ma a casa è in grande difficoltà. In Trentino ora sarà possibile, grazie alla nascita della Rete riabilitativa provinciale, approvata dalla Giunta con tre distinte delibere, proposte dall’assessore competente, Luca Zeni.

«Si tratta di un percorso che abbiamo stimato in 15 giorni- ha spiegato il direttore dell’Apss, Paolo Bordon - in cui si soddisfano necessità che non sono di tipo clinico, ma assistenziale, certamente con la supervisione di un clinico».

Per ora, tra una settimana al massimo, si avvierà una fase sperimentale di sei mesi, per mettere a punto le procedure, partendo da 20 posti letto nell’Apsp Beato de Tshiderer a Trento. Poi il lavoro si amplierà a una rete, mista tra pubblico e privato accreditato, per avere i posti necessari.

Tre i cardini della riforma, perchè di questo si tratta, del comparto della riabilitazione in Trentino: la Rete appunto, fra le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private accreditate, la creazione di strutture sanitarie intermedie con posti letto riservati a pazienti che non possono ancora essere dimessi o accedere alla riabilitazione -, e qui partirà un progetto sperimentale con 20 posti letto presso l’Apsp Beato de Tshiderer -, il ruolo centrale di Villa Rosa come struttura destinata alla riabilitazione intensiva ad alta specializzazione e la conferma del mandato riabilitativo dell’ospedale di Rovereto.

Per mettere a punto il sistema e costruire una rete in grado di «comunicare», essenziale sarà la dotazione informatica, con la creazione di un registro unico provinciale delle attività riabilitative nel quale vengano condivisi dati, informazioni e strumenti: a tal fine la deliberazione approvata oggi mette a disposizione dell’Apss 100.000 euro come infrastrutturazione informatica. Stop infine alla «fuga» dei pazienti fuori dalla provincia, con ulteriori risorse messe a disposizione per le strutture private accreditate, alle quali la Giunta ha dato mandato di attivarsi per recuperare la mobilità passiva.

«Oggi - spiega l’assessore Luca Zeni - stabiliamo un ruolo preciso per tutte le strutture coinvolte nel percorso riabilitativo ma, soprattutto, abbiamo iniziato a costruire una rete che fa dialogare ospedali, case di cura private, Rsa, strutture territoriali pubbliche e private, un percorso che è stato reso possibile grazie a un lungo confronto con tutti i soggetti coinvolti».

«La logica che ci guida è quella dell’appropriatezza - prosegue Zeni - ovvero promuovere la qualità dell’assistenza e della sicurezza delle cure in modo adeguato al fabbisogno individuale che verrà delineato nel Progetti Individualizzato (PI), anche attraverso l’implementazione di forme alternative al ricovero ospedaliero, proprio per offrire ai pazienti la giusta cura per il loro quadro clinico». Cruciale, in tal senso, il livello di ‘cure intermediè proposto, ovvero una modalità di assistenza delle persone in specifiche situazioni di complessità.

«Anche questa è una dimostrazione - ha sottolineato il governatore, Ugo Rossi - che si può tenere sotto controllo la spesa corrente senza diminuire i servizi, anzi offrendone di nuovi». La degenza riabilitativa avrà infatti dei costi nettamente inferiori a quelli del letto d’ospedale, consentendo l’assistenza e insieme risparmiando. (ANSA).

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