Guardie mediche, Zeni conferma le chiusure «I costi del servizio non sono più sostenibili»

L'intervista all'assessore alla Sanità

di Patrizia Todesco

«Ci sono sedi di guardia medica che hanno una media di 2-3 prestazioni per turno di dodici ore. Credo che tutti siano d'accordo nel dire che questi sono numeri insostenibili soprattutto per il fatto che questo non è un servizio legato all'emergenza, ma un sostituto del medico di medicina generale». Di fronte alle polemiche di alcuni sindaci sulla soppressione di alcune sedi (Cavalese, Pieve Tesino, Baselga di Pinè, Cles, Denno, Segonzano, Lavarone, Mori, Arco, Bezzecca-Ledro e Tione) e l'apertura di altre solo nei periodi di maggior afflusso turistico (San Martino di Castrozza, Levico Terme, Malè, Andalo, Madonna di Campiglio) l'assessore alla salute Luca Zeni non arretra di un millimetro. 

Assessore Zeni, l'altra sera l'aspettavano a Segonzano per l'incontro organizzato per parlare dei tagli delle sedi.

Dispiace quanto accaduto ma se si invita qualcuno, se si vuole che partecipi al dibattito, si ha l'accortezza di concordare una data, di mettersi d'accordo. Invece alcuni giorni fa mi è semplicemente arrivata la comunicazione che ci sarebbe stato incontro. Bisogna cercare di fare le cose come si deve, non mi sono mai sottratto al dibattito anche su temi ben più delicati. Chi ha ruoli istituzionali dovrebbe rimanere nel merito delle cose e non strumentalizzarle o farne una questione politica, soprattutto nel settore della sanità.

E nel merito della questione guardie mediche, invece, cosa dice alla luce delle proteste di alcuni sindaci?

Va innanzitutto detto che esiste una rete dell'urgenza e dell'emergenza e una filiera della continuità dell'assistenza. Quando chiamiamo il nostro medico di medicina generale questo può fissarci un appuntamento, può venire da noi, può decidere le modalità della visita. Al di là degli standard nazionali, noi abbiamo fatto un'analisi e abbiamo visto che 17 sedi hanno meno di quattro interventi a notte (consulti telefonici e visite, ndr) per un costo annuo a presidio di 220 mila euro. Alla luce di questi numeri è evidente che la situazione non è sostenibile. Segonzano, per fare un esempio, ha una media di 1,8 interventi, come Cembra, per un totale annuale di 440 mila euro. Essendo fuori dalla rete dell'urgenza, per un cittadino non deve cambiare molto se la guardia medica ci mette dieci minuti in più ad arrivare o se deve fare qualche chilometro in più. Ripeto, la guardia medica sostituisce il medico di medicina generale, non l'ambulanza o il pronto soccorso. Con la riorganizzazione, poi, abbiamo assicurato di stabilizzare il personale.

Quando avverrà questo e quanti medici saranno coinvolti?

Abbiamo già dato mandato all'Azienda sanitaria di stabilizzare 106 medici. Questo consentirà di avere maggiore continuità e agli utenti di poter instaurare relazioni più costanti. Il numero e le sedi erano state decise 30 anni fa. Nel frattempo è cambiata l'impostazione della sanità e anche la rete dell'urgenza e dell'emergenza è un'altra. A breve attiveremo il numero unico che sarà anche il numero per le guardie mediche. Poter gestire una casistica maggiore consentirà poi a questi medici anche di acquisire maggiore esperienza.

Una riorganizzazione, quella delle guardie mediche, che dovrebbe andare di pari passo con la riorganizzazione dei medici di medicina generale per avere davvero una copertura h24 dell'assistenza sul territorio. 

Il 4 agosto abbiamo avuto l'ultimo incontro con le organizzazioni sindacali e ci siamo presi l'impegno di rivederci a fine settembre per arrivare a una conclusione del progetto. In città sarà incentivato quanto già avviene per alcuni, ossia l'associazione di medici con aggregazioni di più professionisti in un'area. Nelle valli, invece, si punta sulla rete perché non si vogliono spogliare i piccoli centri degli ambulatori medici per concentrarli tutti in un paese. I medici di un certo territorio, però, collaboreranno per garantire una copertura in modo che se non c'è uno ci sarà l'altro a garantire l'assistenza ai pazienti che continueranno comunque ad avere un medico di riferimento. Si dovranno stabilire accordi anche per gli orari perché è evidente che se vogliamo coprire una larga fascia della giornata non potranno fissare tutti l'ambulatorio al mattino o al pomeriggio, ma dovranno avere orari differenti. Giusto? Si sta lavorando per garantire una fascia più ampia possibile ma questi sono tutti aspetti da definire. Ogni zona ha le sue peculiarità. L'obiettivo non è comunque risparmiare ma migliorare. 

Oggi si discute sui ruoli dei medici e degli infermieri e questi, anche per far fronte alla carenza di camici bianchi, sembrano conquistare terreno. Quanto servirà la professionalità degli infermieri per rispondere al crescente bisogno di assistenza?

Io credo che sia importante avere la consapevolezza che i bisogni della fascia anziana sono in aumento e che occorre evitare la contrapposizione tra figure professionali. Bisogna capire il modello migliore per garantire assistenza alle cronicità e da lì partire. Ci sono preoccupazioni da parte dei medici che chiedono di mantenere la regia ma ci sono iniziative degli infermieri in ambiti di loro competenza che saranno sicuramente apprezzate dalla popolazione.

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