L'A22 mette al bando i brindisi con Stalin

di Nicola Guarnieri

Mai più brindisi con Stalin per i viaggiatori dell’Autobrennero. Lo ha deciso la stessa società di via Berlino che ha accolto il «suggerimento» della Regione. Nelle aree di servizio tra Modena e l’Austria non saranno più vendute ai turisti le bottiglie di vino con l’effigie dell’ex dittatore sovietico. Il «Rosso del Compagno», comunque, nonostante l’arteria più importante del Trentino parta dall’Emilia faceva bella mostra di sé solo sugli scaffali della stazione Sarni all’Adige Est, tra Borghetto e Brentino. I certosini controlli negli altri autogrill dell’A22 hanno infatti avuto esito negativo. Nessuna traccia, nemmeno nell’area di servizio al confine tra Veneto e Vallagarina, invece di bottiglie con gli altri leader delle stragi del Novecento, Adolf Hitler su tutti.

Insomma, i «souvenir» politici del secolo breve, ancorché enogastronomici che tanto aiutano il Pil di casa nostra, non sono più i benvenuti in autostrada e i turisti potranno solo acquistare vino e grappe con etichette squisitamente autoctone, magari con le Dolomiti piuttosto che, sarebbe un colpaccio, lo Stivo.

A sollevare la questione è stato il consigliere regionale bolzanino Alessandro Urzì con un’interrogazione al presidente Ugo Rossi. Che ha richiamato all’ordine l’A22 specificando che nelle aree di servizio «la gestione deve essere condotta con decoro. Autobrennero ha invitato tutti a non commercializzare prodotti recanti l’effigie di dittatori del Ventesimo secolo o similari».

Il cin cin «politico», dunque, è vietato in autostrada. E almeno da noi è trasversale e non fa distinzione tra svastica e falce e martello. Nel resto d’Italia, invece, sta per essere messo al bando solo il vino «nero» (nel senso, anche qui, politico) mentre è libero e accettato il brindisi comunista. Questo, almeno, è quanto contempla la proposta di legge presentata in parlamento dal deputato del Pd Marco Di Maio e sottoscritta da altri 32 onorevoli colleghi. L’intenzione dei parlamentari è di modificare l’articolo 4 della legge 645 del 1952 (la legge Scelba) introducendo un nuovo comma che stabilisce che «chiunque produca, distribuisca, diffonda o venda, direttamente o attraverso qualsiasi modalità, anche telematica, beni mobili raffiguranti immagini o simboli che si richiamano all’ideologia fascista o nazifascista, commette reato di apologia di fascismo». E la pena è da sei mesi a anni di galera più una multa da euro 206 a euro 516.

I proponenti, per altro, ricordano proprio che tra questi oggetti, oltre ad accendini e magliette, vi sono anche le famose bottiglie di vino. Se passasse, lungo tutto lo Stivale si potrà sorseggiare solo vinello comunista in versione «strong» (Stalin) ma ovviamente anche «light» (Lenin e Che Guevara). Altro non è consentito. E a Predappio già sudano freddo pesando al merchandising cancellato con un colpa di spugna e al bilancio comunale che, per colpa del «nero», chiuderà in «rosso».
Sull’A22, invece, non si fa torti a nessuno: chi vuole bere lo faccia in maniera anonima.

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