«Tagliati gli interventi per bimbi malati gravi»

Ha creato molti disagi la riorganizzazione della Provincia sulle prestazioni sanitarie «aggiuntive» per i bambini colpiti dalle gravi malattie di origine genetica

Autismo, psicosi infantile, paralisi cerebrale infantile, malattie rare di origine genetica come la sindrome di Down o la Sma. Sono malattie da cui non si guarisce, ma per cui per fortuna ci sono cure che aiutano bambini e adulti ad avere una vita migliore.

A fine gennaio la Provincia ha riordinato alcune prestazioni sanitarie aggiuntive, applicando criteri di maggiore efficienza e risparmio. Un intervento che era auspicato dagli stessi medici, ma che ha introdotto delle situazioni di disparità: in sostanza alcune prestazioni di natura socio-riabilitativa sono ora previste solo per alcune patologie e non per altre. È stata insomma introdotta una sorte di «discriminazione» tra famiglie con bambini (ma anche adulti) con malattie diverse, ma ugualmente gravi. Tutto ciò ha creato un forte disagio nelle famiglie che in alcuni casi non avranno accesso ad attività, per esempio, con utilizzo di musica o animali.

Attività che, anche se non sono propriamente delle terapie, possono dare buoni risultati all'interno di un più ampio piano riabilitativo.

«Il disagio delle famiglie è reale - conferma Fabio Bazzoli, primario del Servizio di Neuropsichiatria Infantile per il Distretto centro-sud e presidente di Comunità Handicap onlus - in questi giorni ne ho avuta percezione diretta. Perché reale è il problema di non equità introdotto dalle nuove norme in materia di prestazioni aggiuntive. Un intervento di riordino della materia era necessario. In passato, infatti, queste prestazioni potevano essere prescritte da chiunque, con il risultato che non sempre c'era un controllo sull'efficacia e la pertinenza. Ora invece è richiesto un neuropsichiatra infantile con la possibilità, sempre opportuna, che la prestazione sia prevista all'interno di un più ampio piano riabilitativo. Purtroppo però, accanto a novità positive, il riordino ha introdotto anche vincoli non ragionevoli».

I problemi maggiori sono relativi alle «prestazioni numero 11» previste per disturbi dello spettro autistico, psicosi infantile, paralisi cerebrale infantile e malattie rare. La vecchia normativa, introdotta nel 2012, consentiva a tutti questi malati di beneficiare di prestazioni di natura socio riabilitativa (attività con musica, arti varie, cavalli, ma anche soggiorni educativi). Le nuove norme le prevedono solo per gli autistici, non per gli altri introducendo una "discriminazione" tra malati.

«Di fatto - sottolinea il primario Bazzoli - sono state sfavorite alcune patologie, con il rischio di mettere un disabile contro un altro. In questi giorni ho raccolto il disagio di molte famiglie e l'ho riportato all'Azienda sanitaria nella speranza che ci sia spazio per un intervento correttivo, anche se sarebbe stato meglio confrontarci prima su questi temi anche sentendo le famiglie. La razionalizzazione delle spesa si poteva ottenere prevedendo che gli interventi venissero garantiti a tutti, in base alla gravità della malattia, sulla base di un progetto di assistenza e riabilitazione integrate». Infine qualche aggiustamento viene chiesto anche sul fronte delle prestazioni di tipo terapeutico in strutture private o presso singoli liberi professionisti: secondo Bazzoli le figure professionali previste andrebbero integrate con altri professionisti, come gli educatori e gli psicologi con formazione specifica.

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