Paolo Beber e il suo cane Onny finalmente hanno una casa

Comincia una nuova vita per Paolo Beber, personaggio noto e benvoluto in città, clochard storico. Dopo tante disavventure, oggi ha ricevuto una lettera dall’Itea e domani gli verranno consegnate le chiavi della sua nuova casa. È stato lui stesso ad annunciarlo, con un post su Facebook.

Beber, classe 1963, da una decina d’anni vive in una casa abbandonata di via Gocciadoro, proprio all’ingresso del parco. Una struttura fatiscente, di proprietà dell’Azienda sanitaria, senza porta e finestre, della quale nessuno si occupa più da anni.

«Vorrei una casa dove poter vivere dignitosamente insieme al mio cane Onny», ci aveva raccontato Paolo.

«Attualmente percepisco 250 euro al mese di pensione, ma devo dire che ci sono tante persone che mi danno una mano», racconta Paolo tenendo sempre d’occhio il suo cane. Onny, suo migliore amico come lo era stato per tanti anni Ronny.
Una vita travagliata quella di quest’uomo. Originario di Trento, dopo un’infanzia trascorsa a Madonna Bianca, Paolo ha incontrato la droga.
Per anni si è trasferito in Liguria dove ha trascorso molto tempo in comunità per disintossicarsi. «Rientrato a Trento il 14 dicembre 1997, il primo gennaio 1998 già lavoravo presso la pescheria Boso», racconta. Lavoro che però Paolo perde quando ricade nel tunnel dell’eroina. «Ora però sono pulito - assicura - Dal 2005 non mi faccio più grazie all’aiuto mio cane Ronny.

Niente più vizio nemmeno del gioco perché quelle macchinette non ti danno mai indietro niente. Mi rimane solo quello del fumo».

Nella vita di Paolo anche tante delusioni. Dopo il rientro a Trento dalla Liguria le difficoltà con i genitori, un matrimonio fallito, un figlio oggi maggiorenne che ha visto per l’ultima volta quando aveva 4 mesi, prima di entrare in comunità, e del quale oggi vede le foto su Facebook. E poi quel vagabondare senza punti di riferimento precisi.

Fino ad ora Paolo ha ricevuto solo promesse. «Spero di non dover più fare un inverno come quello trascorso, con l’acqua che mi entrava in casa creandomi anche non pochi problemi di salute a causa dell’umidità».

Oggi, per fortuna, qualcosa è cambiato.

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