La biopsia liquida per la lotta al cancro

Non più un intervento chirurgico, ma una semplice analisi del sangue: tanto potrebbe bastare in futuro per diagnosticare un tumore e prevedere recidive, grazie alla promettente tecnica della cosiddetta biopsia liquida, con cui si cercano i minuscoli frammenti del Dna tumorale nel sangue del paziente.

Nello studio, coordinato da Mark Roschewski del National Cancer Institute statunitense e pubblicato sulla rivista Lancet Oncology, si spiega che l'obiettivo è quello di arrivare, tramite l'analisi del sangue, a capire se la terapia sta funzionando e se il tumore sviluppa delle resistenze. I trattamenti inefficaci potrebbero così essere abbandonati in fretta, contenendo gli effetti collaterali e permettendo ai medici di cercare alternative. Tuttavia, servono ancora altri studi per valutare l'affidabilità del test. I risultati preliminari sono però incoraggianti.

Nello studio, condotto su 126 pazienti con la più comune forma di linfoma, il test ha previsto la ricomparsa del tumore con oltre tre mesi di anticipo rispetto alla tac, e identificato i pazienti che probabilmente non avrebbero risposto alla terapia.

"Ogni cancro ha una mutazione che può essere monitorata con questo metodo - spiega David Hyman, uno dei ricercatori - È come mettere un codice a barre al tumore nel sangue". L'idea di questo test è nata con la scoperta anni fa che il feto perde piccoli pezzi di dna nel sangue materno. Si è poi pensato che tutte le cellule che crescono, incluse quelle tumorali, perdono minuscoli frammenti di Dna, non facili da trovare in mezzo alle altre molecole del sangue. Ma grazie a metodi avanzati di sequenziamento del Dna si sono trovate centinaia di mutazioni da usare come codice a barre per i tumori, sviluppando così la biopsia liquida.

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