Unicef: «Ospedale amico del bambino» S. Chiara premiato per l'allattamento

di Patrizia Todesco

Venerdì sarà la giornata della consegna ufficiale del riconoscimento. Sarà il presidente dell'Unicef Italia a insignire l'ospedale S. Chiara del titolo di «Ospedale Amico del Bambino». L'ospedale di Trento rientra così tra i 24 ospedali italiani Amici dei bambini ed è l'unico che comprende non solo il Nido, ma anche la Terapia intensiva neonatale.
Si conclude così un percorso burocratico e formativo iniziato qualche anno fa, ma soprattutto un percorso culturale che ha avuto il suo inizio quasi 50 anni fa quando l'allattamento al seno diventò elemento centrale dell'evento «nascita».

Negli anni '60, infatti, all'allattamento al seno veniva data poca importanza. Anzi, nelle battaglie per l'emancipazione della donna tra gli obiettivi c'era anche la liberazione dagli antichi obblighi e doveri, tra i quali l'allattamento. Alle dimissioni dall'ospedale allattava solo il 60% delle mamme. Iniziò da qui una lenta ma inesorabile crescita che ha portato oggi a dati eccezionali: attualmente, in Trentino, al momento delle dimissioni allatta il 97% delle mamme.
«Negli anni '60 - ricorda il neonatologo Dino Pedrotti - c'erano in provincia più di 100 ostetriche condotte e più di 100 consultori pediatrici e ostetrici con "assistenti sanitarie visitatrici". All'epoca solo il 60% dei neonatali era allattato alla partenza e meno del 5% a sei mesi».

Negli anni '70 ci furono le prime iniziative per aumentare queste percentuali. Era il 1972 quando a Trento nacque la Neonatologia e fin dall'inizio ci fu un'attenzione particolare alle mamme per poter dare ai neonati prematuri tanto latte materno. Accesso libero a ogni ora, due stanze per soggiornare, una Banca del Latte, trasporto del latte da ogni ospedale con ambulanza erano state vere e proprie rivoluzioni. «I neonati prematuri allattati passarono subito dal 20% al 50% e poi al 60% nel 1980, al 70% nel 1990 e all'80% nel 2 mila».

Negli anni '80 si consolidò l'impegno su questo fronte grazie anche alla collaborazione con le ostetriche con corsi ad hoc anche in periferia. «Per i neonati ricoverati il trasporto del latte era ben organizzato, ma c'era una situazione grave - ricorda Pedrotti - in quanto le mamme ricoverate al S. Chiara erano a più di due chilometri dall'ospedale infantile». Nel 1985 operatori sanitari e genitori fondarono l'associazione «Ant-Amici della Neonatologia Trentina» con richieste ai politici e sulla stampa per trasferire l'ospedale infantile al S. Chiara. Cosa che avvenne nel 1991. Con i bambini ricoverati al fianco delle mamme ovviamente la musica cambiò subito in meglio e grazie anche al latte materno i tassi medi di mortalità diventarono i più bassi a livello mondiale. «La Banca del latte è stata preziosa e ha permesso al 75-80% dei piccoli prematuri di essere dimessi con latte della loro mamma».

L'entusiasmo in quegli anni era alle stelle, più del 95% (12% in modo parziale) delle mamme trentine allattava alle dimissioni e più del 40% a sei mesi. Nei tempi più recenti la storia è nota. Grazie anche alla sensibilizzazione portata avanti dall'Ant venne fatta una campagna nazionale di protesta contro i prezzi esagerati dei latte in polvere e in Provincia farmacie e negozi diedero la loro disponibilità per accogliere mamme che avevano bisogno di allattare.

Ultimo passo, nel 2009, l'avvio del progetto «Ospedale S. Chiara, Amico dei bambini». Dieci i passi imposti nel mondo dall'Unicef e grazie ad un lavoro portato avanti con tenacia dalla dottoressa Anna Pedrotti, figlia di Dino Pedrotti, l'obiettivo è stato messo a segno. Il personale è stato formato, le strutture ospedaliere adeguate e le mamme accompagnate. Perché l'«Ospedale Amico del Bambino» è sì una targa della quale andare orgogliosi, ma è soprattutto un modo di agire.

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