L'alfabeto trentino del 2014, le protagoniste sono donne

di Paolo Ghezzi

A STROSAMANTHA. La stella dell'anno, in senso letterale. La capitana Cristoforetti, vitale e positiva, commuove perfino Napolitano al termine della sua via lattea (talora amara) presidenziale. Come twitta lei, dallo spazio, nessuno. La trentina dell'anno.

A VANZO. Autonomista, giovane (34 anni), caschetto sbarazzino, di Pieve Tesino, Chiara è la prima presidente donna del Consiglio regionale. Il Patt l'ha scelta per riempire il grande vuoto lasciato da Diego Moltrer. Lei ce la metterà tutta.

B OERI. Diavolo di un Tito. Economista brillante, guizzante, biciclettato, che sa afferrare i tempi che cambiano, costruisce la fama di un fortunato sito di analisi economiche, «lavoce.info», per poi inventarsi con Dellai, dieci anni fa, il Festival dell'Economia di Trento, la kermesse dello scoiattolo arancione, per poi decollare verso la prima pagina di Repubblica, dove commenta tutto lo scibile della politica economica italiana, e giungere addirittura, a fine 2014, alla presidenza dell'Inps, dove l'astuto Renzi lo mette alla prova dei fatti: ora mostraci come si passa dalla predica alla pratica.


B ORGONOVO. Donata, sposata Re, ha un cognome impegnativo ed è stata la regina della giunta quanto ad esposizione mediatica (Sara Ferrari, che non ha avuto la scuola, deve soffrirne un po'). Prima di ingaggiare una fiera lotta per la riforma della sanità trentina (guerra agli sprechi e ai privilegi della classe medica) si era esposta perfino in territori non suoi, peraltro ottima profetessa: esternando critica (e irritando Rossi) sui sostegni alla Cantina La Vis.

B SOD. Nel senso di quei meravigliosi bastardi figli di... Dioniso. Federico, Jacopo e Michele fanno sbocciare ad aprile, con le primule, il loro nuovo disco, che si intitola semplicemente con il nome del gruppo lanciato da X Factor. Lo anticipa il singolo «Trincea», che dice (forse, anche) la fatica di sopravvivere nello showbiz. Loro, duri come un rock, rocciosi, insomma, ci provano, a resistere da musicisti professionisti. Uni e trini.

B USCAGLIA. Il coach dell'Aquila - un'altra «donna» superstar, nel 2014 dei trentini - barba e grinta, ben supportata da barba e grinta del presidente Longhi, ha fatto volare alto, più alto del canestro, i lunghi di Trento, che conquistano la serie A, traguardo impensato per la nostra città di montagna. Serie iniziata magnificamente. Il basket è il nuovo amore del popolo gialloblù, da troppi anni orfano degli aquilotti pedatori. Meglio le mani. Meglio il ferro del palo.

C OLLU. Un addio da signora delle arti, affidato a una lapidaria intervista a Repubblica. Nessuna intenzione di partecipare alla selezione per il nuovo direttore del Mart era Vescovi. La nuova linea - meno costi, meno voli pindarici, più sponsor e operazioni acchiappavisitatori - non convince Cristiana, la direttrice sarda, fortemente voluta da Bernabè, debolmente «attenzionata» da Vescovi.

C ONIGLI. Non è stato solo l'anno di Daniza e dei suoi orsetti. I conigli del cimitero cittadino hanno tenuto banco (come eliminarli senza massacrarli? come vaporizzarli senza cuocerli al vapore?) nel dibattito pubblico a Trento città: a riprova che in città i problemi dei vivi sono ancora meno drammatici del fastidio arrecato dai saltellanti animaletti ai defunti (sentiranno ancora il solletico, là sotto?) e ai loro visitatori.

D ALDOSS. Carlo, l'assessore solandro all'urbanistica e agli enti locali, è l'uomo forte della giunta Rossi, come il Padoan per Renzi. Unico assessore esterno che non è passato per il vaglio elettorale, è l'unico che - per ora - sembra poterne ereditare il ruolo presidenziale. E non solo perché è solandro, ma perché è tosto, scafato, deciso ma prudente. Unica battuta d'arresto, il flop della partecipazione al voto per le fusioni dei Comuni.

D ANIZA. Il lutto che ha più scosso l'Italia, quello per l'orsa uccisa da una dose eccessiva di sonnifero. Boicottaggi animalisti fanno tremare la Rendena, Rossi si lascia contagiare dalla febbre e annuncia di essere pronto a dimettersi se emergeranno gravi colpe (che non emergeranno). L'orsa irrequieta comunque è stata mandata nel paradiso dei plantigradi, dove non ci sono fototrappole, ma solo alveari traboccanti di miele, a perdita di bosco. E senza fastidiosi animalisti che ti vogliono strumentalizzare per boicottare il turismo dell'assessore Dallapiccola, che - ironia della sorte - è anche veterinario.

D E PRETIS. L'ex rettrice Daria contende all'astronauta Cristoforetti il titolo di stella Quattordici. Sparata in orbita dal presidente Napolitano sul colle più alto di Roma: giudice costituzionale nel meraviglioso palazzo della Consulta, stanza della Regina Margherita che fu di Sabino Cassese, al Quirinale.

I ORI. Michele, il tributarista quarantunenne saltato inaspettatamente in sella alla Fondazione Caritro, dopo la sancita incompatibilità di Paolo Battocchi. Un volto nuovo in un'economia parapubblica trentina abbonata alle facce di sempre: vedi l'immortale Gianni Bort, che conquista la Camera di commercio dopo il regno di un altro immortale, Adriano Dalpez: all'insegna della continuità di un vecchio modo «democristiano» di gestire la contiguità tra politica e istituzioni economiche in Trentino.

J OHNNY MOX. Al secolo Gianluca Taraborelli, telegiornalista, è una delle più interessanti nuove figure della scena musicale trentina. One man band e polistrumentista con suggestive provocazioni. Nel 2013 ha fatto un California tour, nel '14 ha girovagato in Italia. Può andare lontano. Intanto diverte e si diverte.

M ILORDO. La scomparsa del presidente del consiglio regionale Diego Moltrer, durante una battuta di caccia nella sua Val dei Mocheni, lascia una ferita profonda nel suo partito, il Patt, e commuove tutto il Trentino. Anche perché, più sensibile di molti suoi colleghi all'incazzatura del popolo sui vitalizi d'oro, stava lottando coraggiosamente contro i consiglieri fieramente aggrappati ai propri privilegi castali. Lui riposi in pace, i privilegiati non li lasciamo in pace.

M OSNA. Il baffo più famoso del Trentino richiama l'allenatore dell'Itas trionfante, il bulgaro ormai trentinizzato Stoytchev, per tornare a vincere, con uno sponsor «energetico» come quello dell'Aquila basket, la Dolomiti T.I., e una squadra capace di tornare rapidamente ai vertici. Campioni d'inverno. Intanto. Lui, intanto, si è dimesso dal consiglio provinciale. Abbandonando la politica e il Progetto trentino abbandonato da Silvano Grisenti, di nuovo azzoppato da una sentenza giudiziaria. Da anti-Dellai a imprenditore e palleggiatore, di nuovo. Per schiacciare.

P ASSERINI. L'ex presidente del Punto d'Incontro ed ex assessore provinciale all'istruzione, dieci anni di politica in consiglio con la Rete e il Pds (ma lui, sul nuovo blog «Civitas Humana» sull'Adige on line, si limita ad autoritrarsi così: «ha svolto la professione di bibliotecario) non evita invece i riflettori sulla questione dei vitalizi. Lui che a suo tempo aveva lottato per il primo, serio taglio dei privilegi, è il primo a restituire le quote del contestato fondo Family. Un esempio poco seguito da altri ex molto più privilegiati di lui.

R OBOL. Giulia, la giovane democratica roveretana, è un'altra donna dell'anno. Riesce nella brillante impresa di perdere le primarie del Pd (sconfitta da un'altra lagarina ma di squisito eloquio renzian-toscano, Elisa Filippi), ma è democristiana abbastanza (zio Alberto insegna) da ribaltare il risultato stringendo santa alleanza con il secondo perdente, Vanni Scalfi. Si prende così l'onore e l'onere di guidare la barca già più volte ammaccata e rammendata del Pd trentino, primo partito in Trentino ma capace di harakirizzarsi per perdere il presidente della Provincia a vantaggio degli alleati del Patt. Eppure ogni tanto - su vitalizi e nomina di Berti a San Michele - Giulia batte anche qualche colpo.

R OSSI. Un Quattordici difficile, l'anno di esordio del nuovo presidente della Provincia. Già è difficile ereditare il regno del Principe Dellai: se poi ti capitano addosso i tagli di Renzi, il trapasso di Daniza, un incidente mortale in auto blu sulla Valsugana, e la rivolta per i tagli alla sanità (il suo ex assessorato) finisce che diventi Calamity Ugo. Ma lui ha le spalle (solandro-milanesi) abbastanza larghe. Un buon incassatore, se fosse un pugile. Anche di colpi mirati sotto la cintura.

S INDACO. L'ex prof di Lettere dell'Arcivescovile Alessandro Andreatta, che predica soave come un monsignore, riesce a barcamenarsi tra una giunta che non è esattamente una gioiosa macchina da guerra e i tagli imposti dai tempi grami della finanza pubblica. Le classifiche della qualità della vita continuano a premiare, anche al di là dei suoi meriti, la città che amministra. Inevitabile la candidatura, inutili le primarie, scontata la prossima rielezione. Ormai scontato che, a differenza dei suoi predecessori Dellai e Pacher, non concluderà la sua carriera politica al piano più alto, quello di piazza Dante. Aver perso la battaglia dei conigli (di cui aveva decisamente sottovalutato l'astuzia, un po' come il gatto Silvestro con Titti) pesa sul suo cursus honorum.

V ESCOVI. Ilaria, già presidente degli industriali, tuttora presidente di un giornale locale (non questo), chiacchierata come possibile candidata alla guida della Provincia, ce la ritroviamo presidente del Mart: già campionessa di sci, elicotterista, fabbricante di termocondizionatori, non uno sfavillante curriculum nell'arte ma una grinta da vendere, viene ben presto a poco artistici attriti con Collu, che prende su e annuncia le sue dimissioni (vedi alla lettera C).

Y EMA. Ovvero anche Yeman, all'anagrafe Yemaneberhan («braccio destro di Dio», ma non gioca a biliardo, invece corre come Dio gli ha insegnato). Il più giovane dei fratelli etiopi adottati a Passo Daone (Neka è un altro campione), decimo al mondo a Eugene (Usa) sui 1500 in pista, campione europeo di cross a dicembre. È una delle più belle speranze dell'atletica italiana per le Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016. È anche la bella faccia di un «nuovo italiano» che si sente trentino e africano insieme. Orgoglioso di entrambe le sue identità.

Z ANDONAI. Riccardo, compositore defunto da un po' (da 70 anni: nato il 28 maggio 1883 a Rovereto, morto a Pesaro il 5 giugno 1944) è il protagonista culturale dell'anno. Il teatro riaperto a Rovereto e a lui intitolato, è un bombo. La cornice giusta per il buon teatro e la buona musica: dalla sua Francesca da Rimini al jazz. Play it again, Ric.

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