La prima donna a guidare la Sat in 150 anni: Anna Facchini ci racconta la sua sfida

di Lorenzo Basso

TRENTO - Da un semplice corso per la difesa e la tutela dell’ambiente alpino a presidente della di una associazione che conta poco meno di 27mila affiliati, gestisce 56 rifugi d’alta quota e cura la manutenzione di più di 5.500 chilometri di sentieri montani, assieme a innumerevoli progetti di carattere sociale, benefico e culturale. Giunta al termine del triennio di presidenza, che si concluderà il prossimo aprile, Anna Facchini è stata la prima donna a guidare la Società alpinisti tridentini - conosciuta spesso solo con l’acronimo Sat - in quasi 150 anni di storia del sodalizio. Il suo impegno, che potrebbe anche rinnovarsi, a seconda delle indicazioni dell’assemblea e del nuovo consiglio, si è concretizzato negli anni più difficili per la società, dovendo fronteggiare cambiamenti ambientali significativi (in particolare sulle vette trentine), restrizione delle risorse e, in ultimo, la drammatica pandemia ancora in corso. Facchini ha tracciato una strada in un’associazione fino ad ora guidata unicamente da uomini, affermandosi come una figura di spicco nel panorama locale.

«Gli incarichi all’intero di associazioni come la Sat, travalicano un po’ le questioni di genere: è piuttosto necessario mettere in campo esperienza e sensibilità, ma anche una certa dose di coraggio, per prendere decisioni importanti anche a rischio di sbagliare», ci racconta la presidente. «Come ho avuto più volte modo di dire - prosegue, ricordando i tre anni trascorsi - non ho mai dato molto peso al fatto di essere la prima donna a guida dell’associazione, perché il ruolo delle donne, seppur numericamente non ancora pari a quello degli uomini, è sempre stato importante nella Sat, e ci sono diverse donne a guida di commissioni e sezioni. Ciò che mi preme ribadire è che non vorrei essere né l’unica donna né l’ultima. Ma, in questo, mi conforta rilevare la crescita continua delle associate».

La prima registrazione come socia è avvenuta nel 1989, al fine - ci spiega - di seguire un semplice corso di conservazione ambientale, in parte teorico, in parte pratico. Dalla prima esperienza, ne sono seguite diverse, attraverso l’ingresso nella commissione per la tutela dell’ambiente montano (di cui è stata eletta presidente nel 2009) e l’istituzione, su sua iniziativa, della commissione culturale, ora este4sa anche all’ambito storico e di conservazione della preziosa biblioteca. La nomina a presidente, poi, è arrivata nell’aprile del 2018.

«Certo, non posso negare - precisa Facchini - che un certo stupore la mia nomina l’ha suscitato, e alcuni nelle prime settimane hanno mostrato meraviglia, probabilmente perché non si aspettavano di trovarmi in questa posizione. Tuttavia non ho mai registrato alcune resistenza, anzi: sia all’interno dell’associazione, sia nella comunità locale ho trovato sempre correttezza e voglia di collaborare. Credo che, oggi, a differenza di tre anni fa, nessuno si stupirebbe per la nomina di una donna».

A detta della presidente, la Sat rispecchia i cambiamenti in corso a livello sociale, in cui i cambiamenti, pur lenti, avvengono in continuazione. «Ovviamente notiamo ancora - ammette - una prevalenza di ruoli e incarichi occupati da uomini, ma credo si sia innescato un lento processo che, mi auguro di cuore, porterà ad un’eguaglianza effettiva. Sono anche della convinzione che, fino a quanto avremmo bisogno di commemorare l’8 marzo, non potremmo dire di aver raggiunto una vera parità».

Il bilancio degli ultimi anni, infine, è presto detto. «Sono stati anni difficili, in cui assieme alla parte sociale, abbiamo cercato di tenere insieme una struttura che opera come una vera azienda, salvaguardando lavoro e competenze. Ora dobbiamo tornare alla frequentazione sociale, anche delle nostre montagne», conclude Facchini.

 
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