Super lavoro per centro avifauna, nel 2017 record di uccelli bisognosi

Nel 2017 il Centro di recupero avifauna selvatica (Cras) di Trento ha accolto 960 uccelli. Che, sommati ai 16 esemplari già presenti dal 2016, fanno segnare un totale di 976 soggetti curati nel corso dello scorso anno. È il più alto numero di sempre. Basti pensare che nel 2006 i volatili curati presso il Cras erano solo 327. Negli ultimi quattro anni, poi, il numero medio di uccelli che hanno ricevuto cure si è attestato attorno ai 700.

L’exploit del 2017 è da correlare, in buona parte, ai numerosi sequestri di nidiacei da parte del Corpo forestale della Provincia per bracconaggio ai nidi, ma anche alla grande sensibilità verso gli animali sempre più diffusa all’interno della cittadinanza. Altra particolarità da rilevare per il 2017 sono le insolite specie che hanno trovato ospitalità al Cras. L’airone guardabuoi, ad esempio. Oppure il falco pescatore. O ancora il gabbiano reale.

Per il delegato della sezione trentina della Lipu Sergio Merz (foto di Paolo Pedrotti) questo tipo di «arrivi» sono da correlare ai mutamenti climatici. «I cambiamenti del clima ci hanno portato delle specie del tutto insolite da curare - afferma - In molti casi, come per l’airone, questi animali arrivano denutriti a causa delle difficoltà di alimentazione che trovano durante i mesi invernali. Il falco pescatore, invece, si era ferito durante la fase migratoria: dopo le cure ha potuto riprendere il viaggio verso i siti di nidificazione». Da non scordare il caso dell’aquila reale, arrivata al Cras debilitata e con un’infezione al dito della zampa destra, che ha riacquistato la sua libertà nel luogo di ritrovamento (a Campiglio).

I 960 volatili arrivati al Cras nel 2017 appartengono a 76 specie diverse. Per la maggior parte si tratta di esemplari di tordo bottaccio (274) e merlo (115), rondone (66) e balestruccio (65). Parecchi anche i rapaci (103), tra cui principalmente gheppio (19), sparviere (18) e poiana (17). Dei 976 uccelli curati nel 2017, sono ben 557 quelli che hanno recuperato la loro libertà dopo le cure. «In 405 non ce l’hanno fatta - dice Merz - La nostra percentuale di sopravvivenza si attesta, nel 2017, attorno al 57%. Ed è in crescita rispetto agli scorsi anni quando ci si fermava al 51% circa. I volatili morti si fermano al 41,5%. Le specie reintrodotte in natura dopo le cure o lo svezzamento variano tra il 49% ed il 52%, quindi nell’ultimo anno il nostro centro di recupero è stato ampiamente sopra la media».

Da sottolineare che è il mese di maggio il più «impegnativo» dal punto di vista dei recuperi: nel 2017 sono stati 337, seguiti dai 213 di giugno e dai 150 di luglio. «La prima causa di ricovero - commenta Merz - è sempre legata alla caduta dal nido dei piccoli (320 casi). E la sensibilità dei cittadini in tal senso è aumentata negli ultimi anni. Anche se vogliamo ricordare che i nidiacei che si trovano a terra nel bosco non vanno soccorsi: stanno semplicemente facendo delle “prove di volo”. È opportuno invece intervenire in caso di minaccia, come in presenza di un’auto o di un gatto». Il consiglio è di contattare il Cras e chiedere informazioni sul singolo caso. Al secondo posto per motivi di arrivo al Cras si trova il sequestro da parte del Corpo forestale per bracconaggio ai nidi (296). Seguono l’impatto con vetrate o manufatti (180), la predazione da animali domestici (45) e gli investimenti (31) e gli animali invischiati (8).

Nel 2017 le ore di lavoro dei volontari al Cras sono state 2.190. Da non scordare le numerose telefonate con richiesta di informazioni e le attività con le scuole. Lo scorso anno il Cras ha festeggiato i 10 anni.

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