Elezioni suppletive a Trento Franco Panizza in «pole»

di Andrea Bergamo

«In questo momento il Patt è fuori dai blocchi e, se dovesse presentarsi alle suppletive di maggio, andrebbe da solo. Ma si sa che il quadro politico è in continua evoluzione...». Le porte del Patt non sono state chiuse definitivamente ai partiti del centrosinistra. La vecchia coalizione – naufragata dopo il no di Pd e Upt a un mandato bis per Ugo Rossi governatore – potrebbe infatti ripresentarsi in occasione dell’appuntamento delle suppletive di maggio.

Come? Con un autonomista candidato nel collegio di Trento, dove non può essere ancora data per scontata la vittoria del centrodestra. Per questa «missione» potrebbe ritornare in campo l’ex senatore e segretario uscente del Patt Franco Panizza, che comunque rimanda ogni decisione alla nuova classe dirigente, che sarà eletta dal congresso del 24 marzo: «Se il Patt decidesse di spendersi per le nazionali, lo potrà fare solo con una proposta autonomista che faccia la differenza. Le Stelle alpine oggi non sono interessate ad una proposta ideologica. Sulla questione dovranno comunque esprimersi i nuovi organi».

La strategia del blockfei, che in Sudtirolo caratterizza la Svp, difficilmente si adatta al contesto trentino. Così, per portare nuovi autonomisti in Parlamento, si rende necessario trovare un compromesso mettendo da parte vecchi rancori.

Segretario Panizza, per le elezioni suppletive si fa il nome di Roberto Battiston, ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana già indicato dal Pd per il Cda di Fbk. Cosa ne pensa?

«Una figura di assoluto spessore, ma non è un autonomista. Quale valore aggiunto porterebbe al nostro territorio? Il Patt oggi è in grado di sostenere solo un progetto squisitamente autonomista, che non rimarchi la contrapposizione alla destra o alla sinistra, ma che rappresenti primariamente il territorio rispetto alle ideologie».

Se altri dovessero dunque sostenere una vostra proposta?

«Lo valuteremo. È chiaro che avere un parlamentare autonomista in più a Roma (oltre alla deputata Emanuela Rossini) sarebbe assolutamente importante, nonostante possa incidere fino a un certo punto. Serve una rappresentanza che faccia gli interessi della nostra autonomia prima di quelli nazionali. E questo non significherebbe comunque disinteressarsi di questioni rilevanti per il Paese, perché ricordo che quando ero in Senato ho approvato leggi e decreti. Ma ogni volta in cui si andava a discutere ad esempio la finanziaria, cercavo in primis di salvaguardare le nostre prerogative».

Lei viene indicato come possibile presidente del Patt. Potrebbe ricandidarsi alle suppletive, alla luce del fatto che alle politiche è stato sconfitto da Andrea de Bertoldi (Fratelli d’Italia) per appena 3.000 voti?

«La base autonomista del collegio sente la mancanza di un proprio rappresentante a Roma e dunque è evidente che avrebbe piacere che io tornassi in Parlamento. Certo, le condizioni sono cambiate rispetto al marzo 2018, quando il centrosinistra autonomista esisteva ancora. Le valli e la città, con le categorie economiche, sentono la mancanza di un riferimento a Roma col quale dialogare e interloquire e avvertono oggi la presenza a Roma di una delegazione appiattita sulle questioni nazionali».

Quindi se le venisse chiesto dal Pd di candidarsi, accetterebbe?

«Ogni decisione spetta al partito e in particolare ai nuovi organi che verranno eletti dal congresso».

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