Covid in Europa, continua l'onda di contagi e di nuove misure per il contenimento

In Europa si continuano a macinare record sul fronte del coronavirus, dalla Germania alla Polonia, dalla Russia alla Repubblica Ceca, nel giorno in cui entra in vigore la stretta in una Madrid sempre più ammalata.

Una conferma che l’autunno e l’inverno saranno molto complicati per i sistemi sanitari nazionali.

Il Vecchio Continente si è svegliato con la notizia della positività al Covid-19 di Donald Trump, ma poi è tornato a fare i conti con l’emergenza in casa propria. In Germania, ad esempio, dove continua a salire il trend dei contagi: 2.673 in 24 ore, il picco più alto mai registrato da aprile. Ad allarmare anche l’aumento dei casi gravi trattati in terapia intensiva.

In Russia i nuovi contagi sono oltre 9.400, un dato mai visto dal primo giugno. Con ben 186 morti in appena 24 ore.
Nell’Europa orientale i russi sono nella triste compagnia di tre paesi vicini, alla prese con i record assoluti dall’inizio della loro epidemia: l’Ucraina, +4.600 contagi, la Repubblica Ceca, +3.500, e la Polonia (+2.300), dove sono state introdotte nuove e più severe restrizioni. Sulla sponda atlantica, l’Olanda ha bruciato il 13esimo record in 17 giorni, arrivando a oltre 3.800 nuovi casi.

A Madrid, città simbolo della seconda ondata del Covid in Europa, gli abitanti si sveglieranno quasi blindati, dopo che il governo centrale ha disposto il lockdown parziale all’intera capitale spagnola. Con il divieto di allontanarsi dalla propria zona se non per motivi di lavoro o di salute. La stretta riguarda anche altre nove città della regione, per un totale di 4 milioni e mezzo di persone. Troppo per le autorità locali, che hanno presentato ricorso alla magistratura. Per la presidente della Comunità di Madrid Isabel Diaz Ayuso le restrizioni «incidono in modo significativo sulla vita ordinaria e sull’attività economica».

Non è messa meglio Parigi e tutta la Francia. Con i nuovi contagi da giorni stabilmente sopra i 10mila, e in alcuni casi molti di più (oggi oltre 13mila), l’Assemblea Nazionale ha dato il via libera all’estensione fino alla fine del marzo 2021 delle misure di restrizione, molto contestate a livello locale, che comprendono tra le altre cose la chiusura dei ristoranti. Per l’approvazione serve anche il sì del Senato, ma il governo ha già avvertito che per «proteggere i francesi abbiamo bisogno di questo testo», anche se limita le libertà pubbliche, ha sottolineato il ministro della Salute Olivier Veran.

In diverse città francesi potrebbe scattare già a livello locale la chiusura di bar e ristoranti, dalla prossima settimana. A Marsiglia, dove il provvedimento è scattato nei giorni scorsi fra le proteste, si registrano già miglioramenti nella curva epidemica.

Spesso sono le amministrazioni comunali a tirare il freno a mano su nuove restrizioni, è per esempio il caso di Lille e della neoletta sindaca "veterana" Martine Aubry, che ha strappato al governo centrale un rinvio di dieci giorni di questa misura, nella speranza di poter nel frattempo invertire il trend dei cotnagi solo con le chiusure anticipate alle 22 e con una maggiore sorveglianza. Quest'ultima è uno dei lati deboli, a fronte di un comportamento della popolazione che presenta una quota eccessiva di scarso rispetto delle regole di prevenzione.
Al momento la metà circa dei dipartimenti francesi è zona rossa, l'altra metà è in allerta gialla. Fra i provvedimenti adottati la settimana scorsa per le zone rosse figura la chiusura delle palestra e delle piscine alle persone che hanno più di 18 anni: si consentono le attività solo a bambini e ragazzi.

Anche nel Regno Unito il lockdown parziale è una realtà con cui milioni di britannici fanno i conti da diversi giorni. Ed a fronte di una crescita dei contagi significativa, ma comunque stabile (poco sotto i 7.000), preoccupa il fatto che l’indice Rt sulla soglia di rischio continua a salire.

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