I grandi diplomatici contro la mina Trump

ll candidato Donald continua a guadagnare nemici ma anche visibilità in un America sempre più impaurita. All’estero la presa di posizione della grande diplomazia

Più lo attaccano e più appare forte. Il miliardardio repubblicano Donald Trump viene contestato da settimane dai membrio del suo stesso partito. Le star di Hollywood stanno con Hillary Clinton. E ora ha contro anche la grande diplomazia. Con una mossa inusuale, alcuni diplomatici stranieri di Europa, Medio Oriente, America Latina e Asia hanno manifestato la loro preoccupazione a dirigenti dell’amministrazione Usa per certe posizioni assunte dal frontrunner repubblicano Donald Trump durante la campagna elettorale per la Casa Bianca, in particolare per le sue dichiarazioni xenofobe e anti Islam.

Lo riferisce l’agenzia Reuters, citando tre alti dirigenti americani che hanno voluto mantenere l’anonimato e si sono rifiutati di svelare la lista completa dei Paesi che si sono lamentati. Ma due di loro hanno detto che l’elenco comprende almeno l’India, la Corea del Sud, il Giappone e il Messico. No comment dalle rispettive ambasciate, ma quella messicana ha sottolineato che la segretaria degli affari esteri, Claudia Ruiz Massieu, ha definito la scorsa settimana le politiche e i commenti di Trump «ignoranti e razzisti» e che il suo piano di costruire un muro per fermare l’immigrazione illegale è «assurdo».

Le fonti della Reuters hanno osservato che è molto inusuale per i diplomatici stranieri manifestare preoccupazione, anche privatamente, sui candidati nel pieno della campagna presidenziale, per il rischio di poter essere accusati di ingerenza negli affari interni.

Leader di diversi Paesi, inclusa la Gran Bretagna, la Francia e il Canada, hanno già criticato le posizioni di Trump. Il ministro dell’economia tedesco Sigmar Gabriel lo ha indicato come una minaccia alla pace e alla prosperità - insieme a Marine Le Pen e Geert Wilders - in una intervista pubblicata su Welt am Sonntag.

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