Giornata contro la violenza sulle donne Boldrini: «Ecco come mi insultano in Fb»

Laura Boldrini rende noti, nel giorno che ricorda la violenza sulle donne, alcune degli insulti e delle minacce che ha ricevuto su Fb solo nell’ultimo mese per il suo costante richiamo alla necessità di un confronto sul tema delle violenza di genere e di un sostegno alle donne colpite dal fenomeno.

Scelte politiche che hanno spinto la presidente della Camera a istituire una speciale commissione di studio (Commissione Cox) sul fenomeno dell’odio nel discorso pubblico diffuso anche e soprattutto grazie ai social.

A questa lunga serie di iniziative e di interventi si aggiunge ora la pubblicazione di alcuni degli insulti più volgari e violenti ricevuti su Fb dalla Presidente per denunciare ancora una volta il fenomeno delle minacce alle donne sui social. «Ho selezionato e vi mostro - ha scritto sulla sua pagina - solo alcuni messaggi tra quelli insultanti ricevuti nell’ultimo mese. Ho deciso di farlo anche a nome di quante vivono la stessa realtà ma non si sentono di renderla pubblica e la subiscono in silenzio. Ho deciso di farlo perchè troppe donne rinunciano ai social pur di non sottostare a tanta violenza. Ho deciso di farlo perchè chi si esprime in modo così squallido e sconcio deve essere noto e deve assumersene la responsabilità.

Leggete questi commenti e ditemi: questa si può definire libertà di espressione?».

Gli insulti ricevuti dalla Boldrini vanno da «meriti di fare la fine di una puttana» a «ma mai nessuno l’ammazza sta terrorista?». Gli altri, anche più pesanti, sono visibili sulla pagina FB della presidente della Camera.
A parte la generale solidarietà alla iniziativa della Boldrini c’è stata una reazione significativa: poco dopo la pubblicazione di alcuni degli insulti, il vertice internazionale di Fb ha chiesto un incontro con quello della Camera. «Ci hanno contattato per avere presto un incontro», annuncia infatti a Radio radicale la Boldrini.

«Sono molto contenta perchè le audizioni dei titolari di queste grandi organizzazioni alla Commissione Cox erano state deludenti. È evidente che i grandi social non sono solo piattaforme di discussione ma condizionano fortemente il discorso politico. Non possono dirci che basta solo cancellare gli insulti. Noi donne siamo continuamente offese in modo osceno e non possiamo più stare in silenzio. I social devono fare molto di più, investire molte più risorse, per contrastare la violenza e l’odio in rete».


 

Una ferita a tutta la società. Un dramma da affrontare con la massima decisione, su molteplici piani di azione.

Una piaga da sradicare, in una società che invece continua ogni giorno a macchiarsene. Nella Giornata internazionale che l’Onu ha dedicato all’eliminazione della violenza sulle donne anche in Italia un ampio coro di voci e di appelli si è levato contro questo fenomeno diffuso, che quotidianamente torna al centro delle cronache.

«La violenza contro le donne è inaccettabile, è una ferita all’intera società. Eliminarla è un obiettivo che ogni Paese civile deve perseguire con decisione», ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, secondo cui «la violenza, l’abuso, usati come strumento di imposizione, sopraffazione, sono il volto di una visione primordiale dei rapporti tra le persone che va contrastata anzitutto da parte della comunità».

Una «piaga ancora aperta, in Italia e nel mondo», l’ha definita ancora il capo dello Stato, mentre anche il Papa ha voluto far sentire la sua voce su questo tema: «Quante donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza! Il Signore le vuole libere e in piena dignità», ha twittato Francesco dal suo account @Pontifex in nove lingue.

Ma la violenza di genere, fuori e dentro le mura domestiche, quella che non di rado trascende in ‘femminicidiò, magari per situazioni di patologica possessività e per l’incapacità di accettare la fine di un rapporto, è una questione prioritaria per un gran numero di rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche, degli organismi sociali.

La presidente della Camera, Laura Boldrini, come detto, per porre ancora di più l’accento sull’argomento, proprio in questi giorni ha deciso si pubblicare i nomi di chi l’ha offesa e insultata sui social e al proposito è stata contattata dai vertici di Facebook per un incontro.

Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, comunque, ha fornito dati che, pur nella drammaticità della situazione, accendono una luce meno negativa.

«I reati legati alla violenza di genere, nell’ultimo anno, sono calati: dal 15 novembre 2015 al 15 novembre 2016, infatti, sono diminuiti le lesioni (-11%), le percosse (-19%), le minacce (-16%), le violenze sessuali (-13%), i maltrattamenti in famiglia (-6%) e lo stalking-atti persecutori (-11%), ha affermato, aggiungendo che le donne morte per femminicidio, «fenomeno orrendo«, sono state 107 (-3%). Per Alfano, due provvedimenti da lui firmati e che ha definito »decisivi«, quello sullo stalking e il decreto sulla violenza di genere, »hanno funzionato perchè tutti gli indici sulla violenza alle donne sono calati e i femminicidi sono diminuiti del 3%».

«Non ci si può soddisfare pienamente - ha detto ancora - ed è su questo fronte che ci impegneremo senza risparmiare nulla«.
Mentre l’Anci, per dire #stopviolenzadonne, ha promosso oggi più di duemila iniziative in quasi 700 Comuni, innumerevoli sono stati gli appelli. Per il rappresentante della politica estera europea Federica Mogherini, alla violenza contro le donne »la società intera deve reagire, a partire dagli uomini». Per il ministro della Giustizia Andrea Orlando, «è nostro dovere far emergere i casi di violenza domestica nascosti, taciuti o sottovalutati».

Per la sua collega alle Riforme Maria Elena Boschi, anche se migliorano i dati sul femminicidio «la battaglia non sarà vinta finchè avremo una sola donna vittima»: «quindi non siamo soddisfatti, quei dati vanno migliorati».

Per il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini «la scuola non può essere l’unico attore di questa sfida educativa, che è gigantesca, ma è attore protagonista».

Per quello della Salute Beatrice Lorenzin occorre «una vera alleanza strategica, anche culturale, per cercare di intercettare questa violenza e questa aggressività».

Anche secondo forze di opposizione come la Lega Nord, «serve una svolta», e la battaglia «va combattuta su tre fronti: quello della prevenzione associato alla sicurezza, quello legislativo e quello culturale«, ancora troppe le donne vittime di aggressioni che »non hanno il coraggio di denunciare gli autori perchè non c’è alcuna certezza della pena».

Intanto il Comune di Roma, guidato dalla pentastellata Virginia Raggi, si costituirà parte civile in ogni processo per violenza contro le donne.

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