Porfido, finalmente qualcosa si muove

L’inchiesta sulla ‘ndrangheta e il porfido ha smosso le acque e un certo velo di silenzio, scrive il nostro lettore.

Porfido, finalmente
qualcosa si muove

Quel torbido legame tra ‘Ndrangheta e gli intrecci con la politica degli affari e dei voti di scambio che vede protagonista una terra bellissima ma massacrata dalle cave di porfido, è stata smantellata dai Ros e dalla Guardia di Finanza. Finalmente, ma non c’è da rallegrarsi, anzi c’è da vergognarsi per il tempo perso. Se il Trentino è diventata terra di conquista di delinquenti senza scrupoli è perché la politica e l’imprenditoria hanno lasciato fare. Come hanno lasciato fare i giornali che non potevano non sapere del losco intreccio tra criminalità e politica per anni denunciato da QT senza che ci fosse nessuno a prenderlo sul serio (e non è serio che nessuno lo abbia citato): minacce, sevizie a chi si opponeva (è la terribile vicenda dell’operaio cinese che reclamava il suo avere minacciato e picchiato a sangue), lo sfruttamento degli operai costretti a lavorare con stipendi da fame, il silenzio complice di sindaci e consiglieri comunali (tutto documentato dal mensile QT che ne ha fatto una ragione di civiltà e di giustizia). Sembrava che nel paludoso ambiente trentino nessuno se ne interessasse, eppure lo scandaloso procedere doveva avere fine. Non potevano occhi e orecchie non vedere l’illegalità sfrontata e non sentire quel rumore sordo di una malavita che inquina il bel disegno di una valle. Ce n’è voluto del tempo, ma sono felice che questo tempo si sia concluso con una prima condanna, prima che questo marciume venisse a inquinare, con il suo putrido odore, l’Avisio e l’Adige.

Antonio Marchi


 

Non fare di ogni erba un fascio

Caro Antonio, ho già risposto a una lettera analoga. Penso che in molti abbiano fatto la loro parte: noi - senza nulla togliere a Questo Trentino, che ha certo dato moltissimo spazio alla vicenda - abbiamo ospitato molti articoli e anche molte prese di posizione (penso ad esempio agli interventi di Ferrari). Un settimanale magari si concentra soprattutto su un argomento, mentre un quotidiano ha il compito e il dovere di trattarne molti, di argomenti. Come sempre, è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio. C’è chi ha taciuto, ma c’è anche chi ha parlato, chi s’è ribellato, chi ha agito, chi ha indagato, chi ha messo sotto accusa e anche chi ha riconosciuto i propri errori. A volte i tempi magari non sono quelli che ti aspetti, ma i nodi vengono al pettine. Attenzione, però, le condanne arriveranno - com’è giusto che sia, perché i giornali non sono aule di tribunale - dopo i processi: perché la giustizia ha bisogno di fare il suo corso.

lettere@ladige.it

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