Forza Italia, la Biancofiore non danneggi il partito

La lettera al direttore

Forza Italia, la Biancofiore non danneggi il partito

«Tu quoque, Brute, fili mi!» (Persino tu, Bruto, figlio mio!).
Sono queste le ultime parole che gli storici attribuiscono a Giulio Cesare alle Idi di marzo del 44 A.C. allorquando il dittatore romano intravide, fra i suoi pugnalatori, Marco Giunio Bruto, suo pupillo.
In senso lato l’episodio viene invocato quando vengono subiti atti particolarmente dolorosi e improvvisi da parte di persone dalle quali mai si sarebbero attesi.
È questo il caso riconducibile all’abbandono di Forza Italia, con adesione al gruppo Misto, da parte dell’onorevole Michaela Biancofiore persona che sempre ha rappresentato un esempio di fedeltà totale a Forza Italia e al suo leader Silvio Berlusconi.
Di carattere sanguigno, forte e deciso ha con vigore e passione sempre difeso posizioni e iniziative espresse dal suo partito opponendosi a muso duro anche in presenza di attacchi a volte a lei rivolti in modo scomposto e ingiusto.
Michaela Biancofiore ha difetti ma anche pregi e non starò certo ora ad elencarli, ma in questa circostanza è stata travolta da un difetto: quello d’aver ceduto al suo focoso umore prendendo una decisione su un provvedimento che evidentemente l’ha colta impreparata ma che obiettivamente è consequenziale a un periodo che per il partito non è certamente favorevole.
Un più pacato e riflessivo comportamento l’avrebbe sicuramente indotta a considerare con maggiore padronanza intellettuale l’intera vicenda. La vita riserva a ciascuno di noi momenti più o meno favorevoli corroborati da successi e amareggiati da insuccessi, ma in presenza di questi ultimi è l’obiettivo finale che rappresenta il faro che dobbiamo sempre seguire.
L’orgoglio ferito, perché questo mi sembra, è “fatto personale” e il suo superamento, anche se comporta transitoriamente sconforto e umiliazione, determina la caratura e lo spessore di chi il torto subisce, senza che il suo partito debba risentirne.

Giannantonio Radice


 

Un fallo di reazione

Si può leggere in diversi modi, questa vicenda. Nell’anticipare che io non considero mai definitivo un addio, in particolare in politica, e nel dire che siamo di fronte a quello che nel calcio si chiama un fallo di reazione (l’onorevole Biancofiore che se ne va sbattendo la porta dopo che le è stata, non per la prima volta in verità, tolta la guida del movimento a livello locale), le dico due cose.
La prima è che l’onorevole è sempre stata fedele a Berlusconi anche nei momenti più difficili e anche in situazioni che definirei paradossali e dunque sorprende che questa volta abbandoni la nave, anche se Berlusconi vive un oggettivo momento di declino.

La seconda è che trovo assolutamente normale che nei partiti, soprattutto in momento di crisi, vi siano avvicendamenti di vario tipo. Dunque sono portato a pensare che Michaela supererà il “fatto personale”, come lo chiama lei, per lavorare - per l’ennesima volta, visto che ha dedicato l’intera attività politica a questa causa - alla riunificazione di un movimento che deve però decidere cosa fare: fare la stampella di Salvini, a costo d’essere anche la ruota di scorta della Meloni, o provare a ripartire? La prima scelta è un po’ nelle cose, la seconda prevede un passaggio complicatissimo: l’individuazione di un nuovo leader. Ma è difficile pensare a Forza Italia senza Berlusconi, anche perché lui, anche se acciaccato, non è solo il leader del partito: è il partito, nel senso che tutto ruota attorno a lui e nel senso che gli elettori vogliono l’originale e non un’imitazione, anche se scelta magari dal gran capo. Mi riesce però difficile immaginare Biancofiore lontana da Berlusconi.

Lo sconforto passerà e il torto non si deve mai considerare tale in una politica sempre alla ricerca di nuovi assetti e di nuovi consensi.

a.faustini@ladige.it

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