Nidi e asili solo per i figli dei "sanitari", i sindacati contro la giunta Fugatti

Filcams, Fisascat e Uiltucs: "No alle differenze tra lavoratori"

“E’ un anno che siamo in emergenza sanitaria ed è assurdo che in Trentino come nel resto d’Italia non si siano messe in campo misure reali ed efficaci per sostenere i lavoratori e le lavoratrici che da oggi sono alle prese anche con la chiusura di tutte le scuole. In questo senso comprendiamo la volontà di tutelare gli operatori sanitari, ma la deroga prevista dall’ordinanza provinciale è troppo restrittiva. Ci sono tante altre categorie di lavoratori essenziali che in queste ore si trovano a fare vere e proprie acrobazie. Così si discrimina tra lavoratori ugualmente in difficoltà”.

Sono le parole dei segretari di Filcams, Fisascat e Uiltucs, che rappresentano tra le altre categorie di lavoratori anche quelli che sette giorni su sette lavorano nei supermercati o nei punti vendita di beni “essenziali, le addette alle mense delle strutture sanitarie e i dipendenti delle cooperative che operano per l’Apss”.

“Anche le cassiere come i banconisti dei supermercati non si sono fermati un giorno e anche i loro bambini sono a casa perché le scuole sono chiuse – dicono amari Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher –. Si estenda almeno anche a loro la deroga per la frequenza di asili nido e scuole dell’infanzia. Pur consapevoli che questa resta comunque una soluzione limite, di cui possono usufruire in pochissimi e lascia molti lavoratori e soprattutto lavoratrici di fronte al bivio se lavorare o usufruire dell'aspettativa dimezzando il proprio reddito. Si sani questa ingiusta discriminazione. Servono comunque misure più efficaci, estese e coraggiose”.

La richiesta che i sindacati fanno alla Giunta provinciale è quella di integrare il congedo Covid oggi previsto solo al 50 per cento della retribuzione. “Molte famiglie in questo anno di crisi hanno visto ridotto il loro reddito, a seguito dell’interruzione di molte attività e della cassa integrazione. Anche rinunciare al 50 per cento della retribuzione per alcuni può essere un sacrificio non sostenibile. La Provincia integri questo congedo almeno all’80 per cento o comunque nella stessa misura prevista dall’indennità di sospensione”.
Le tre sigle sollecitano la Provincia anche a verificare in che misura si possono superare a livello locale alcuni limiti, come l’impossibilità di usufruire del bonus baby sitter per chi non è autonomo o non rientra nelle categorie di sanitari e forze dell’ordine o degli autonomi e ancora la questione dell’alternativa tra smart working e congedo.

“Lavorare in smart working e seguire i figli piccoli in Dad non è impresa semplice. Dunque così come la Giunta provinciale ha tenacemente operato per tenere aperte le scuole il più possibile ci aspettiamo che sia altrettanto tenace nel mettere in campo misure innovative ed efficaci di conciliazione, usando al meglio in questa situazione di emergenza la nostra Autonomia”, concludono Bassetti, Avanzo e Largher.

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