Poste, rinviate a giugno le consegne a giorni alterni

di Nicola Maschio

Con la riapertura del tavolo nazionale, chiamato in causa per discutere sul recapito postale a giorni alterni, la «rivoluzione» annunciata in Trentino per aprile dovrebbe slittare a giugno.

In Italia momentaneamente siamo tra gli ultimi a ri-organizzarci sotto questo punto di vista, insieme a Verona e Bolzano, nonostante l’argomento sia stato trattato da tempo. Tuttavia, le motivazioni di questo rinvio sono fortemente sostenute dalla segretaria uscente della Cisl Catia Pancin: «Il modello che la direzione voleva imporre in modo fortemente unilaterale, necessitava di maggior tempo per trovare la giusta applicazione. Inoltre aveva il torto di essere sbagliato. Tramite il nostro sciopero, un evento assai raro per la Cisl, dato che erano quasi vent’anni che non accadeva una cosa simile, abbiamo coinvolto i lavoratori in un modo che ci ha davvero impressionato. Cosi l’azienda si è rimessa a trattare a gennaio, ed a febbraio sono state bloccate tutte le implementazioni che dovevano arrivare relativamente all’applicazione del recapito a giorni alterni».

Un errore fondamentale, sostiene la segretaria, è stato soprattutto quello di aver voluto affrettare i tempi.  Si perché, sebbene una prima fase di sperimentazione «fosse stata inizialmente concordata per alcune realtà territoriali, invece che attuare in modo unilaterale e diretto l’intero sistema si sarebbe dovuto procedere per gradi. Questo avrebbe permesso di andare ad inserire piccole modifiche, ove necessario, per rendere il sistema stesso funzionante al cento per cento».

«Abbiamo notato subito che in quei contesti dove si è sperimentato questo modello c’era qualcosa che non andava, erano presenti danni e problemi evidenti a tutti - ha continuato la segretaria Pancin. - Si accumulavano pacchi fin dai primi tre giorni, la distribuzione era difficoltosa, complicata da smaltire ed invece che un titolare di zona se sarebbero serviti due. Questo chiaramente si sarebbe ripercosso in modo negativo dal punto di vista economico, oltre che rendere l’intera attività più complessa per tutti».

Quello che la Cisl, ieri riunita in assemblea, ora auspica è una modifica dell’accordo, per rendere effettivamente funzionale un modello che ad oggi pare essere «limitato». In generale però, questo sistema rientra in un panorama più ampio di specifiche richieste portate avanti dal sindacato. In particolare un recupero delle risorse umane, una maggiore conciliazione famiglia-lavoro (soprattutto per le donne in gravidanza), cosi come una limitazione del troppo massiccio flusso di trasferte del personale, che causa vuoti nell’occupazione e problemi nella gestione dei dipendenti.

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