Saliti a 14 i casi di encefalite da zecca

I cambiamenti climatici e l'aumento di aree non coltivate sono le principali cause dell'aumento di malattie trasmesse dalle zecche. Quest'anno i casi di encefalite da zecca registrati in Trentino sono stati 14 con altrettanti ricoveri (lo scorso anno erano stati 9). Tutti i pazienti sono stati dimessi anche se per valutare gli esiti ci vorrà qualche mese

di Patrizia Todesco

I cambiamenti climatici e l'aumento di aree non coltivate sono le principali cause dell'aumento di malattie trasmesse dalle zecche. Quest'anno i casi di encefalite da zecca registrati in Trentino sono stati 14 con altrettanti ricoveri (lo scorso anno erano stati 9). Tutti i pazienti sono stati dimessi anche se per valutare gli esiti ci vorrà qualche mese.
«I rapidi cambiamenti ambientali che stanno interessando il pianeta, inclusi i nostri territori alpini, si ripercuotono su numerosi ambiti, inclusa la biodiversità e il comportamento degli animali selvatici che vivono nei nostri boschi, con conseguente possibile aumento del rischio per la salute ed il benessere delle persone che vivono nei nostri territori», spiega la dottoressa Annapaola Rizzoli che dirige il gruppo di ricerca del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Mach che ha messo a punto un sistema integrato innovativo di previsione del rischio sanitario basato sul controllo periodico dello stato di salute dei micromammiferi. In pratica gli animali vengono catturati, marcati e rilasciati dopo aver eseguito un prelievo di campioni da analizzare nei laboratori, aver effettuato la raccolta di zecche e sviluppato modelli matematici.
«Negli ultimi anni si è assistito all'aumento di incidenza di malattie trasmesse dalle zecche, come l'encefalite virale (Tbe) e la Borreliosi di Lyme, ma anche di malattie trasmesse dalle zanzare, dai topi selvatici e dagli uccelli selvatici in numerosi paesi europei. Questo fenomeno è dovuto non solo all'aumento delle temperature medie, che favoriscono ad esempio la sopravvivenza e la riproduzione di molte specie, ma anche alla perdita di biodiversità, che favorisce l'espansione delle specie animali e di insetti più adattabili a tutti questi cambiamenti. La rilevanza del tema è peraltro dimostrata dai notevoli investimenti finanziari finalizzati alla ricerca eco-epidemiologica e sanitaria nell'ambito del 7 programma quadro della comunità europea e dalla Provincia Autonoma di Trento attraverso la promozione di specifiche attività e linee di ricerca su questo tema all'interno della Fondazione Mach», spiega ancora la dottoressa Rizzoli.  
Sott'accusa, per l'aumento di alcune malattie, specie l'encefalite, è il topo selvatico dal collo giallo, molto diffusi nei boschi di latifoglie del Trentino. Si tratta di animali che si cibano soprattutto di semi di piante ed altri vegetali e contribuiscono al mantenimento degli equilibri ecologici delle foreste, rappresentando peraltro una fonte alimentare essenziale per numerose altre specie di animali selvatici, quali i piccoli carnivori e i rapaci notturni.
«Questi animali - spiega l'esperta - fungono anche da serbatoio di numerosi virus e batteri che possono essere trasmessi all'uomo sia per contatto diretto sia attraverso le zecche, come nel caso della Tbe. La densità di queste specie dipende da numerosi fattori, tra cui la disponibilità di semi prodotti da varie piante. Nel tempo la produzione di questi semi varia, con anni di particolare abbondanza noti come anni di pasciona, riconoscibili per l'elevato numero di semi e frutti su diverse specie di albero. Dopo un anno di pasciona (come quello di due anni fa) si assiste ad un aumento notevole di presenza di micromammiferi, come durante il 2012. L'anno successivo, il numero di zecche infette aumenta».
Nel corso degli ultimi 10 anni il gruppo diretto dalla dottoressa Rizzoli ha  monitorato più di 2. 500 micromammiferi su cui sono stati effettuati conteggi di zecche e prelievi di sangue. Si è osservato che in media ogni topolino può alimentare almeno 10 larve di zecca al mese, mentre il numero di ninfe (ossia lo stadio dopo la larva e prima della zecca adulta) è generalmente più basso. «Le ninfe - spiega ancora l'esperta - ossia lo stadio di trasmissione più pericoloso per le malattie, sono presenti su tutto il territorio trentino ovunque ci sia una buona copertura vegetale e fino a oltre i 1500 metri e sono più abbondanti nei periodi di aprile maggio e giugno. In media, si possono incontrare circa 40 ninfe attive ogni 100 metri di habitat ottimale. La densità è comunque variabile.  Va detto che le zecche sono presenti anche nei parchi urbani, seppur con densità molto basse. In questo caso si parla di circa una ninfa ogni 100 metri».
Quest'anno a causa del clima primaverile sfavorevole, l'attività delle zecche è stata ritardata, ma il numero totale di questi animaletti non sembra sia stato modificato. Le zecche sono risultate semplicemente più attive a causa del forzato e prolungato digiuno. Attraverso il monitoraggio integrato e lo sviluppo di modelli matematici il gruppo è in grado di prevedere quando il rischio aumenta. Questo sistema, integrato da previsioni climatiche ottenute da satelliti e modelli matematici predittivi, è poi messo a disposizione delle autorità sanitarie locali e della comunità europea che possono così pianificare adeguatamente le attività di prevenzione, diagnosi e controllo delle diverse malattie.

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