Montagna / La storia

La spedizione italiana sul K2 nel 1954: era come andare sulla luna

A Trento, a palazzo Roccabruna, in corso la mostra che narra l'impresa da punti di vista inediti: l'impatto che ebbe sull'immaginario di un Paese uscito con difficoltà dalla guerra e l'apporto dell'industria nazionale per realizzare materiali innovativi, diventati fondamentali nell'evoluzione dell'alpinismo

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TRENTO. Una mostra che narra l'impresa sul K2 del 1954 sotto punti di vista inediti: l'impatto che ebbe sull'immaginario di un Paese uscito con difficoltà dalla guerra e l'apporto dell'industria italiana che in pochi mesi riuscì a mettere a punto materiali innovativi, diventati fondamentali nell'evoluzione dell'alpinismo.

Questi i contorni di "Era come andare sulla luna: K2 1954" inaugurata ieri e si potrà visitare fino al 18 maggio a Palazzo Roccabruna per essere proposta in seguito al Museo Nazionale della Montagna di Torino dal 31 ottobre al 30 marzo 2025. La mostra, a cura di Leonardo Bizzaro, Roberto Mantovani e Vinicio Stefanello, ha preso forma dalla collaborazione fra il Museo Nazionale della Montagna - Cai Torino e il Trento Film Festival.

Quando Lino Lacedelli e Achille Compagnoni calpestarono per primi la vetta del K2, il 31 luglio 1954 verso le sei della sera, probabilmente non si resero ben conto di quel che avevano fatto. Loro e i dieci compagni che per due mesi avevano corso su e giù per i pendii di uno degli Ottomila più difficili e pericolosi. Se ne accorsero nei giorni a venire, quando l'entusiasmo dal mondo cominciò a filtrare dall'altoparlante della radio da campo e definitivamente quando misero di nuovo piede a casa, accolti dal delirio della folla. Nell'Italia di un boom ancora da venire, martoriata da una guerra terminata meno di dieci anni prima, alle prese con una difficile ricostruzione e attraversata da forti tensioni sociali, il K2 rappresentò uno dei primi motivi di orgoglio patriottico di fronte alle potenze del mondo. stata una conquista alpinistica, sì, ma non solo. Era come andare sulla Luna, disse proprio Lacedelli in un'intervista anni dopo quella straordinaria esperienza.

La mostra allestita da Roberto Festi racconta, di una spedizione sviscerata tante volte da libri e trasmissioni televisive, tutto ciò che finora era stato messo poco in evidenza: il prima e il dopo quel 31 luglio, oltre naturalmente all'impresa alpinistica. Poi il ritorno, accompagnato da un tifo calcistico, dei primi alpinisti atterrati a Linate e degli altri, che qualche settimana più tardi sbarcarono a Genova. Scene che ricordano il ritorno degli azzurri dopo le vittorie ai Mondiali di calcio.

La febbre del K2 contagiò l'Italia. E puntualmente, come succede dopo ogni trionfo calcistico, la divise in fazioni. Le polemiche cominciarono subito, anzi precedettero persino l'ascensione, tutti contro tutti.Settant'anni dopo, sopite le polemiche e chiariti definitivamente i fatti, anche quelli più spinosi, è arrivato il momento di inserire la salita del 1954 nella storia vera del Paese.

L'articolato - e in buona parte inedito - percorso espositivo della mostra affianca materiali delle collezioni e degli archivi del Museomontagna e delle ditte produttrici stesse, attrezzature e abbigliamento, fotografie originali della spedizione, giornali, pubblicità e registrazioni radio e televisive dell'epoca, e si chiude con un'installazione artistica del collettivo di D20 ART LAB, che propone una riscrittura del film della spedizione, Italia K2 di Marcello Baldi con le immagini di Mario Fantin, che ebbe un notevole successo all'uscita nelle sale italiane.

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