Animali / I numeri

Grandi carnivori, nel 2023 in Trentino 98 orsi e 200 lupi: i dati aggiornati

La popolazione dei plantigradi è in crescita di circa il 10%, mentre quella dei lupi è stabile. Le femmine di orso rimangono perlopiù stanziali nella parte ovest del Trentino, mentre 53 maschi si sono dispersi nei territori limitrofi

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TRENTO. Nel corso della Conferenza di informazione sui grandi carnivori del Consiglio provinciale sono stati resi pubblici gli ultimi dati sulla presenza dell’orso e del lupo in Trentino. La popolazione dei plantigradi stimata è di 98 esemplari (la stima del 2021 era di 85); quella del lupo è stabile e si attesta sui 200 individui stimati, che formano 30 branchi.

La popolazione dei plantigradi è in crescita di circa il 10%, mentre quella dei lupi è stabile. Le femmine di orso rimangono perlopiù stanziali nella parte ovest del Trentino, mentre 53 maschi si sono dispersi nei territori limitrofi. Il 47% di questi sono morti o scomparsi, il 20% è tornato in Trentino.

Brugnoli: il numero degli orsi cresce

Per quanto riguarda l’orso, Brugnoli ha anticipato i dati del campionamento 2023 degli orsi attuato con un modello statistico basato sulle catture genetiche. Gli esemplari stimati sono 98 e si tratta di orsi con più di un anno di vita. Ma, ha ricordato il dirigente Pat, il rilevamento di un selvatico, tra l’altro molto mobile, non può essere preciso, quindi va tenuta presente una “forbice” statistica che nel caso degli orsi trentini per lo scorso anno va da 86 – 120 esemplari. Il dato del 2021 gli individui stimati erano stati 85 per una forbice di stima che andava da 79 – 103. Quindi, in base alle stime la specie è in crescita. Sul lupo di stimano 30 branchi per circa 200 esemplari.

Bombieri: aumenta la consanguineità e cala la diversità genetica

La dottoressa Giulia Bombieri, zoologa del Muse, presentando i metodi scientifici con i quali vengono fatti i rilevamenti, ha ricordato che le femmine di orso riproduttive sono sempre stabili e concentrate nel trentino occidentali, mentre 53 maschi si sono dispersi fuori dal territorio provinciali, il 47% di questi sono morti o scomparsi e il 20% sono tornati. Dati, ha aggiunto la dottoressa, normali. Ma il problema di questa popolazione, cresciuta di circa il 10%, è l’isolamento geografico che implica un aumento continuo della consanguineità e quindi la diminuzione della diversità genetica che potrà avere ripercussioni sul futuro dell’orso trentino che non è fuori pericolo.

Per ciò che riguarda il lupo c’è stata il raddoppio della popolazione sulle Alpi negli ultimi tre anni. In Trentino il lupo è presente in quasi tutto il territorio. Dal branco del 2003 si è arrivati ai 30 attuali. Anche il lupo non è completamente fuori pericolo, soprattutto per la mortalità causata dall’uomo e per le ibridazioni con i cani. L’esperta del Muse ha concluso affermando che servono risorse per programmare i monitoraggi rigorosi, anche se ora la priorità è quella del contenimento dei rischi.

Viviani: puntare sulla comunicazione

Matteo Viviani, direttore del Parco Adamello – Brenta, si è concentrato sulle azioni messe in campo per garantire la convivenza tra uomo e orso. Uno dei progetti è quello dei dissuasori acustici. La posizione del Parco sugli orsi problematici, ha aggiunto Viviani, è quello che vede al primo posto la sicurezza. Anche perché non si deve guardare al singolo individuo ma alla salvaguardia della popolazione ursina. Tra la detenzione o l’abbattimento, ha detto ancora il direttore, va preferita quest’ultima per una serie di motivi, non ultima la sicurezza degli operatori. Ma, ha detto ancora, va continuato il lavoro di informazione e comunicazione, uniformando la segnaletica e operando sul terreno della gestione dei rifiuti e delle aree di foraggiamento degli ungulati.

Allargando lo sguardo all’Europa, ha affermato Viviani, il lupo è in espansione (dovrebbero essere circa 17 mila gli esemplari nel Vecchio Continente); mentre la presenza dell’orso bruno è molto più limitata.

Iemma: si deve abbandonare propaganda e scontro mediatico

Aaron Iemma, presidente del Wwf Trentino, ha detto che ci si trova di fronte ad un fallimento culturale del quale i grandi carnivori rappresentano solo uno dei problemi delle terre alte. Lupo e orso, ha detto ancora, sono destinati a rimanere e quindi va affrontata la loro presenza riconoscendo gli errori del passato cercando di trasformarli in opportunità elettorale in una risorsa.

Per le associazioni ambientaliste serve un confronto che negli ultimi anni è mancato e soprattutto è mancata la disponibilità istituzionale al dialogo.

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