Idrico / Tribunale

Energia, la battaglia legale sulle tasse Imu delle dighe tra Terragnolo e Trambileno

Capofila fu Vallarsa, con Geremia Gios. I due Comuni del Leno chiedono ora tributi anche per tubature e condotte, ma i colossi dell’energia si oppongono, in ballo 1,6 milioni di euro

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di Nicola Guarnieri

VALLI DEL LENO. Il braccio di ferro sulle tasse tra i colossi dell'energia e i piccoli Comuni va avanti. L'ultimo capitolo riguarda Terragnolo e Trambileno, che di mollare la presa non ne hanno voglia. Perché quei soldi di Imu che Dolomiti Energia Holding e Agsm devono secondo loro pagare sono parecchi e, soprattutto, garantirebbero un'esistenza dignitosa alle due piccole municipalità lungo il Leno. Stiamo infatti parlando di circa 1,6 milioni di arretrati, più una rendita annuale di 60mila euro.

Tanta roba, insomma. Che le aziende elettriche non vogliono sborsare. Tanto da ricorrere alla commissione tributaria.

Il contenzioso si trascina da almeno tre lustri e ad avviarlo era stato l'allora sindaco di Vallarsa Geremia Gios. Il «via» a questa intricata vicenda, infatti, è datato 2008, dopo un primo accordo tra il Comune di Vallarsa e l'Agsm di Verona, che accettò a malincuore di pagare l'allora Ici e gli arretrati sulle centrali dell'Alto Leno. Conto poi presentato a Dolomiti Energia, chiamata a spendere per la diga di San Colombano e per il suo bacino. Ma il valore catastale della struttura risultò basso.

I Comuni del Pasubio presentarono ricorso ed il Tar annullò l'accordo. E scattò l'esigenza di ricorrere alla commissione tributaria. Che si è pronunciata più volte rivalutando tutto il dovuto all'ente pubblico in fatto di Imu.

Ora tornano a battere cassa, dopo aver avuto ragione per altro, Terragnolo e Trambileno. «Sono soldi dovuti - rilancia il sindaco Massimo Zenatti - E non è cosa visto che gli arretrati tra il 2008 e il 2017 sono di circa un milione per noi e 600mila per Trambileno. Nel computo, però, non vanno inserite solo le dighe ma anche tutti i condotti, i cunicoli e le gallerie».

La commissione tributaria, già qualche anno fa, aveva riconosciuto che la rendita delle dighe era stata sottostimata, sia per quanto riguarda i terreni che per le infrastrutture. Con conseguente lievitazione dell'Imu che andava ricalcolata anche per tutto il periodo in cui è stata pagata meno. Tanti soldi, dunque, che potranno entrare nei bilanci di comunità piccole e sempre obbligate a far di conto per non fallire.

Nonostante le ragioni riconosciute agli enti pubblici, però, i due colossi dell'idroelettrico hanno impugnato ancora una volta la decisione costringendo i Comuni a resistere davanti alla corte di giustizia tributaria di Trento. E ad occuparsi del caso sarà l'avvocata Maria Cristina Osele.Il braccio di ferro, verrebbe dire tra Davide e Golia, prosegue dunque con l'ennesima puntata.

E pensare che un decennio orsono una sentenza riferita alla centrale di Santa Massenza aveva stabilito che anche le turbine e, più in generale, gli impianti «imbullonati» (come ad esempio le tubature), devono essere tenuti in considerazione per il calcolo della rendita catastale.

Stesso criterio adottato per la diga di San Colombano, che i giudici hanno decretato avere un valore catastale di 602mila euro, per una imposta (riferita alla Vallarsa) di 14.330 euro all'anno, circa il 20% in più rispetto a quanto pagato oggi. Quindi Dolomiti Energia dovrà pagare gli arretrati, circa cinquemila euro all'anno, a partire dal 2005. Ma la diga di San Colombano insiste sul Comune di Trambileno per il 64%.

E le tubature che la collegano al rio Cavallo passano per lo stesso territorio. Un ginepraio, per certi versi, figlio di calcoli ritenuti sbagliati anche se Dolomiti Emergia Holding e Agsm Verona la pensano diversamente. Spetterà quindi ancora alla corte tributaria stabilire se e quanto dovuto, sia di pregresso che di versamenti costanti anno dopo anno.

Tutta la partita, come detto, pur essendo partita dall'esempio di Vallarsa, si è negli anni allargata a quasi tutto il Trentino. Coinvolgendo pure la corte dei conti, che di suo ha contestato ai funzionari del catasto provinciale le varie sottovalutazioni, a favore di Dolomiti Energia, dei valori catastali delle centrali idroelettriche, delle relative dighe e di tutti gli «orpelli» necessari a trasferirci l'acqua, sia in superficie che dentro le montagne. Un sistema creato per «illuminare» tutti i paesi e che, di conseguenza, riguarda almeno un centinaio di Comuni.Tutto questo baillame, come detto, è iniziato nel 2008 dopo un primo accordo tra il Comune di Vallarsa e l'Agsm di Verona.

Poi è stato il turno di Dolomiti Energia, chiamata a pagare per la diga di San Colombano e il suo bacino. Subito però è sorto il problema di stabilire il valore catastale della struttura, ritenuto dall'allora sindaco Geremia Gios, esperto di estimo, troppo basso.

I Comuni del Pasubio hanno presentato ricorso ed il Tar ha annullato l'accordo: il catasto ha rivisto le aliquote ma si trattava di roba di poco conto. È a quel punto che scatta l'esigenza di ricorrere alla commissione tributaria.

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