Alpeggio / La lite

Valfloriana, via la malga alla pastora della Cheyenne: i suoi cani maremmani spaventano i turisti? Finisce con una causa in Tribunale

Il Comune le ha revocato l’affidamento di malga Sass, dove Monica Fedel aveva aperto un agritur e doveva rimanere fino al 2026. Lei si è opposta e ha fatto causa, ma ha perso il ricorso

di Flavia Pedrini

VALFLORIANA.  Da decenni pratica la conduzione e gestione delle malghe in alpeggio e si è specializzata nell'allevamento e addestramento dei cani maremmani da guardiania, proponendo un modello di difesa dalle predazioni di bestiame che, in provincia, ha fatto scuola. Un'esperienza che Monica Fedel aveva portato anche nella gestione di Malga Sass (agriturismo con annessa stalla), dopo avere vinto la gara indetta dal Comune di Valfloriana nel marzo 2021: qui, la pastora, avrebbe dovuto rimanere per le stagioni di alpeggio fino al 2026.

Avrebbe, perché la giunta comunale, con una delibera immediatamente esecutiva del 13 aprile 2023, ha disposto la «risoluzione per grave inadempimento»: le contestazioni riguardavano sia la gestione dei cani, che le risultanze del registro di monticazione (il carico di unità di bestiame non avrebbe rispettato le previsioni del disciplinare).

Un provvedimento che Monica Fedel, in qualità di legale rappresentante della Fattoria Cheyenne, ha impugnato al Tar, unitamente alla nota con la quale le era stato notificato l'avvio del procedimento, assistita dagli avvocati Gianluca Taddeo e Alessio Giovanazzi: da una lato contestando l'assenza di reali riscontri a situazioni di pericolo e replicando che sul registro c'erano solo errori materiali.

I giudici amministrativi, tuttavia, hanno respinto il ricorso e dato ragione al Comune, ritenendo che il provvedimento fosse legittimo: la pastora avrebbe dovuto dimostrare che gli errori nella compilazione del registro erano dipesi da eventi di forza maggiore e che non avrebbero potuto essere evitati. Il contenzioso, come detto, ha riguardato la gestione di Malga Sass. Già nel settembre 2021 la Commissione incaricata dal Comune di verificare il rispetto delle prescrizioni del disciplinare aveva rilevato la «presenza di cani maremmani liberi nel piazzale della struttura e lungo le strade a percorrenza pedonale». Nel settembre 2022 il sindaco, ricordando che le raccomandazioni erano cadute nel vuoto, aveva evidenziato «una gestione dei cani pericolosa e fuori controllo», facendo riferimento alle lamentele di turisti, residenti e amministratori.

La pastora, per parte sua, aveva replicato che non erano stati riscontrati atteggiamenti aggressivi da parte dei cani, «dei quali la stessa Provincia di Trento aveva caldeggiato la presenza per prevenire le predazioni di animali». Il Comune, però, aveva tirato dritto: l'11 aprile era stato comunicato l'avvio del procedimento di risoluzione - «pregiudicato il buon nome della struttura» - ed era seguita la delibera. La difesa, per parte sua, ha ricordato come la condotta della pastora non sia mai stata passibile di critiche ma citata ad esempio, «come dimostrano le attività di docenza, sia a scolaresche che a docenti, svolge in collaborazione con il Muse».

Quanto ai cani da guardiania, per essere un deterrente per i predatori, dovevano essere liberi: «Non costituiscono pericolo, la pastora presente 24 ore su 24 ne garantiva il controllo». Il Tar però ha respinto il ricorso, riconoscendo solo che non le era stato concesso un termine sufficiente a garantire un contraddittorio.

 

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