Montagna / Economia

"Cambiamenti climatici, servono nuovi investimenti per un adeguamento del turismo in montagna"

L'appello a una riflessione profonda che coinvolga istituzioni e operatori arriva stavolta dal presidente dell'Uncem, Marco Bussone, che in un articolato intervento invita a elaborare dati e strategie per fornire a ogni singola area le risposte adatte alle specificità locali

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TRENTO. Se in buona parte delle Dolomiti l'allarme mancanza di neve e alte temperature ha avuto effetti limitati sul business delle vacanze di Natale, in altre zone montane d'Italia a vocazione turistica la situazione è stata preoccupante. Con prati verdi dove si attendeva la neve. Troppo caldo per l'innevamento artificiale. E impianti chiusi.

È suonato così un nuovo campanello d'allarme sul modello economico per le aree montuose, alla ricerca di una stabilità proiettata negli anni, a fronte dell'incertezza data dall'aumento delle temperature e da un andamento spesso altalenante delle stagioni.

La questione, di là dal momento attuale, investe anche il Trentino, chiamato a riposizionare la propria offerta turistica. Finora, su questo piano, si è visto poco e le proposte più avanzate sono finite nel dimenticatoio, sostanzialmente ignorate dal mondo istituzionale, come nel caso della conversione oltre il sistema tradizionale degli impianti e delle piste da sci proposta per l'area del passo Rolle dal patron de La Sportiva Lorenzo Delladio (per acquisire gli impianti Sitr per smantellarli e creare l'outdoor paradise dedicato ad altre attività sportive e ricreative, meno impattanti sul territorio).

Dopodomani è previsto un confronto a Roma fra esponenti del governo e rappresentanti delel istituzioni montane, a fronte di una situazione che in molte aree, specie nel centro Italia, ha visto un flop turistico meteo-correlato in questa stagione.

Nei giorni scorsi a invitare a una riflessione profonda e laica è stato con un lungo intervento Marco Bussone, presidente dell’Unione nazionale comuni comunità enti montani.

Bussone invita a superare le "tifoserie" e ad analizzare con serietà la situazione: "Mi è sembra fosse necessario, all’inizio di questo 2023 di tragedia climatica, aprire una riflessione sul futuro dello sci, del turismo invernale, dell’accoglienza, e in particolare ancora dell’innevamento artificiale alla luce dei cambiamenti, appunto, climatici.

Bussone sottolinea che è necessario disporre di dati più precisi sul quadro turistico attuale e sui fenomeni, anche occupazionali in atto.

E scrive, fra l'altro: "Per i territori montani, occorre capire con scienziati ed esperti di climatologia quanto ha senso investire risorse economiche, statali e regionali, in innevamento artificiale o in nuovi impianti di risalita sotto certe quote altimetriche, in certe valli. Chi vuol fissare quote uguali per tutti, dalla Sila all’Alto Adige, stia a casa. Non ci serve. Le quote non ci rappresentano e sono figlie degli scontri, padri delle contapposizioni. Anni fa, con Arpiet, Uncem Piemonte aveva fatto una bella e preziosa indagine sui bacini idrici da costruire in quota. Non è certo da buttare: vale la pena di considerarlo ancora quel lavoro, per il futuro degli accumuli. E anche dell’innevamento artificiale, dove serve e dove si può".

Dal presidente Uncem, dunque, un invito a un'analisi da cui possano scaturire decisioni precise calate nelle esigenze e caratteristiche specifiche di ogni singola area: "Analizzare, ripensare, investire, convertire. Vale per tutto il turismo montano. Che cambia. E su questo, anche i negazionisti della crisi climatica, lo sanno. A chi mi dice, allora si investiranno meno risorse, dico 'ne servono di più'. Ad esempio per convertire, aggiornare, trasformare alberghi. Non abbiamo (è un esempio tra cento) “family hotels” nelle Alpi occidentali. Eppure nell’area orientale sono risposta seria e vera alle richieste delle famiglie. Non abbiamo impianti di risalita che in estate diano buoni gettiti e risultati: investiamo dunque nella promozione, lo Stato investa, punti a coprire quei gettiti estivi che non sono sufficienti all’apertura, agevoli una trasformazione dell’arroccamento, unito alla ricettività".

Sul fronte impianti di risalita, secondo il presidente Uncem, "occorre valutare dove e come (farne altri e potenziare gli esistenti), oltre demagogia e facili luoghi comuni. Il dramma climatico che stiamo vivendo non lascia scampo".

Chiara la conclusione di Bussone: "Fare come abbiamo sempre fatto, bene o male che fosse, su sport invernali, sci e innevamento programmato, turismo nelle Alpi e negli Appennini, potrebbe non avere senso di futuro, imbrigliando montagna e turismo in una strategia del passato. Noi vogliamo stare nel futuro. Senza rischiare di sprecare milioni e milioni di euro per un investimento a perdere nel bel mezzo della tragedia climatica che ancora qualcuno nega".

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