Montagna / Il caso

In bermuda e sneakers sul ghiacciaio del Breithorn, l’allarme del Soccorso Alpino

La foto diffusa dalle squadra della val d’Aosta: zona ricca di crepacci, senza attrezzatura questi hanno pochissime possibilità di salvarsi

AOSTA. In tenuta da jogging passeggiava su un ghiacciaio a 4.000 metri di quota. Da solo, senza abbigliamento tecnico adeguato, né scarponi, ramponi, casco e corda. Solo con pantaloncini, canottiera e scarpe da corsa. L'escursionista improvvisato è stato fotografato sul ghiacciaio del Breithorn, nel massiccio del Monte Rosa. "In caso di caduta in crepaccio questa persona ha pochissime possibilità di sopravvivenza", tuona Paolo Comune, direttore del Soccorso alpino valdostano, in queste settimane estive impegnato senza sosta in interventi di recupero.

Proprio in quella zona la scorsa primavera un altro alpinista era sprofondato per 20 metri in una fessura del ghiacciaio, nascosta da un ponte di neve. Si era salvato dall'assideramento solo perché "era equipaggiato in maniera adeguata", ricordano i soccorritori.

Invece, precisa Comune, "oltre alle conseguenze dovute alla caduta e allo sfregamento contro il ghiaccio, la permanenza nel crepaccio" con un equipaggiamento da running "non consente la necessaria protezione dal freddo e l'ipotermia severa, che può verificarsi in tempi molto brevi, può portare alla morte. Purtroppo, nonostante i numerosi appelli alla prudenza, simili comportamenti sono molto frequenti".

Per questo "ribadiamo l'assoluta necessità di muoversi, in montagna, con attrezzatura, abbigliamento adeguati e con le opportune conoscenze del territorio".

Si tratta infatti solo di un esempio di ciò che sempre più spesso, negli ultimi anni, accade sulle Alpi. A partire dai turisti in jeans e maglietta a passeggio sul ghiacciaio del Gigante, sul massiccio del Monte Bianco. Sino agli emuli degli atleti che scalano il Cervino in un manciata di ore, indossando scarpe da trail running e con tutti i rischi del caso. Proprio l'ipotermia ha portato alla morte un alpinista francese sul Monte Bianco.

Nel pomeriggio di giovedì 29 luglio stava scendendo lungo la via dei Grands Mulets quando la scarsa visibilità l'ha costretto a fermarsi. Nella notte ha dato l'allarme ma i soccorsi sono stati rallentati dal maltempo. Raggiunto stamane dalla gendarmeria di Chamonix (Francia), era già in arresto cardiaco.

E' andata meglio invece a un alpinista tedesco rimasto bloccato sul ghiacciaio del Miage, a 2.300 metri di quota, sul massiccio del Bianco. Fermo per un problema a una caviglia, aveva lanciato l'allarme nella serata del 29 luglio. Vestito di grigio, era impossibile notarlo tra le rocce per le guide che lo cercavano dall'elicottero. Così è stato raggiunto e salvato soltanto nella notte. Gli uomini della Guardia di finanza e dal Soccorso alpino, arrivati a piedi, lo hanno individuato grazie al suono del suo fischietto. 

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