Natura / Animali

Cos’è la «pasciona», perché fa aumentare i roditori, e quindi le zecche (ma anche gli orsi)

Parla la veterinaria Rizzoli della Fem: «Una notevole abbondanza di semi, circa ogni dieci anni, favorisce la fauna. Il pericolo è nei virus e nelle comlicanze della puntura di zecca»

di Tommaso Ropelato

TRENTO. Da un paio di settimane sui quotidiani si legge di un esponenziale aumento del numero di roditori nel nord Italia, in particolare in alcune zone del Veneto e del Trentino. Il 10 giugno Graziella Menato, sindaco di Castello Tesino, comune particolarmente colpito dal fenomeno, comunicava alla popolazione un piano straordinario di derattizzazione, e che la causa dell'aumento era da ricercarsi nella cosiddetta annata di "pasciona".

La pasciona è un evento naturale, ben noto a contadini e forestali, che accade ciclicamente ogni 10 - 15 anni, e che consiste in una fase di fruttificazione particolarmente intensa di certe piante. Producendo più del solito, esse forniscono una maggiore quantità di cibo ad alcuni animali, tra cui topi e ghiri, che permette loro di sopravvivere all'autunno e all'inverno e di arrivare in primavera più numerosi.

«Tra le piante coinvolte dalla pasciona c'è soprattutto il faggio», spiega Annapaola Rizzoli, veterinaria presso la Fondazione Edmund Mach. «Il faggio produce delle piccole "castagne", le faggiole. Alcuni animali,(come gli orsi) ed in particolare i roditori selvatici, vanno ghiotti proprio delle faggiole, per cui durante le annate di pasciona, in virtù della possibilità di una scorta più abbondante, resistono alle temperature rigide dell'inverno e si riproducono in modo più consistente».

L'aumento dei roditori ha però delle immediate ripercussioni sui sistemi ecologici delle nostre foreste. Contemporaneamente ad un improvviso aumento della loro popolazione, infatti, si verifica anche un rapido crollo. «Una mortalità particolarmente evidente che non è dovuta a malattie o ad altri eventi, ma all'aumento dei predatori che le utilizzano come fonte di alimentazione».

In questi periodi, infatti, alcuni predatori si nutrono quasi esclusivamente di roditori, risparmiando altre prede che subiscono a loro volta una mortalità inferiore rispetto alla norma. «La Fondazione Edmund Mach è coinvolta in diversi progetti europei che studiano la relazione tra pasciona ed alcune popolazioni animali, tra cui appunto quella dei roditori selvatici. In particolare ci occupiamo di studiare i pericoli che un loro aumento esponenziale potrebbe causare a persone ed altri animali».

Annapaola Rizzoli spiega infatti che dalla popolazione dei roditori possono partire alcuni virus. «Alcuni per via indiretta, ad esempio tramite le zecche, come l'encefalite virale. Dovremo prestare particolare attenzione a questi tipi di virus l'anno prossimo, a due anni dalla pasciona e ad uno dal picco dell'aumento dei roditori, quando a loro volta aumenteranno le zecche e con esse gli agenti patogeni».

Tuttavia ci sono anche malattie che i roditori possono trasmettere alle persone per via diretta, tramite morso o contatto, e quindi già durante l'attuale periodo di proliferazione della loro popolazione. «Tra queste ricordiamo l'epatite virale e l'hantavirus, o "febbre da topo", che provoca infezioni renali. Di quest'ultimo virus c'è stato un primo caso in Friuli-Venezia Giulia».

È pertanto fondamentale, precisa Rizzoli, spiegare al personale medico le specifiche di questo virus, e la sua sintomatologia: febbre alta, mal di testa, brividi, dolore addominale, congiuntivite, rossore al viso e disturbi respiratori. «I roditori, essendo serbatoi, non muoiono a causa di questi virus, ma come detto a causa di un aumento di predatori. L'anno prossimo dobbiamo dunque aspettarci un aumento di specie predatorie, una diminuzione di roditori e, cosa più importante, un aumento del numero di zecche che possono trasportare agenti patogeni».

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