Il ricordo di Jerzy Kukuczka a trent’anni dalla morte

di Fabrizio Torchio

A trent’anni dalla morte di Jerzy Kukuczka, in tanti, in prima la moglie Cecylia, si sono dati appuntamento sotto la parete sud del Lhotse, in Nepal, per ricordare il grande alpinista che calcò le vette di tutti i 14 ottomila aprendo svariate vie nuove e salendone due nello stesso inverno.

A spiegarci le iniziative in ricordo dello scalatore polacco è Mario Corradini, l’alpinista trentino che a Kukuczka era legato da una bella amicizia, la stessa che continua a portarlo frequentemente in Polonia, terra di un altro grande amico, Krzysztof Wielicki.
Il 30° anniversario della scomparsa di Jerzy Kukuczka ricorreva ieri, 24 ottobre.

«Aveva terminato la salita a tutti i 14 ottomila (secondo dopo Reinhold Messner) - ricorda Corradini - ma non aveva smesso di scalare le grandi montagne himalayane. Era ritornato all’Annapurna e, nel 1989, voleva cimentarsi alla grande sfida, mai prima di allora effettuata: scalare l’immane, verticale, grandiosa, difficilissima, imponente parete Sud del Lhotse. Purtroppo, a pochi metri dalla vetta, cadde, la vecchia corda acquistata a Kathmandu non resse lo strappo, e così rimase per sempre sulla grande montagna».

Come viene ricordato?
 
«Di Kukuczka si sono scritte tante pagine di giornali e riviste. Sono stati pubblicati numerosi libri e prodotti svariati film. È stato ricordato in tantissime occasioni. Ogni anno, a Istebna sui monti Beskidi, in Polonia, si svolge il raduno delle tante scuole che portano il suo nome e che lo hanno adottato come loro patrono. Sono stati eretti diversi monumenti in sua memoria. Nella casa di Istebna, in un paio di stanze è stato allestito un museo (izba pamieci Jerzego Kukuczki) che viene visitato ogni anno da migliaia di persone. Radio, giornali e televisioni di ogni parte del mondo intervistano la moglie Cecylia e trasmettono notizie e storia di questo grande alpinista e himalaysta polacco».

E quest’anno?

«Come detto quest’anno ricorre il trentennale della sua scomparsa, e per questo, oltre a tante iniziative, è stato da poco pubblicato un nuovo libro e ora a Istebna, nella piazza antistante la chiesa, viene eretto un chorten (una costruzione di sassi simile a quelle che si trovano in Himalaya e simile a quella che si trova a cospetto della parete Sud del Lhotse) per ricordare in modo significativo questo triste anniversario. In occasione dell’ottava edizione della Pica de Crap (la piccozza in pietra ollare della Valmalenco), che si svolge a Lanzada in Valmalenco, quest’anno è stato ricordato il 30° anniversario della morte di Kukuczka, consegnando alla vedova Cecylia, un martello e un chiodo in pietra ollare e un cristallo della Valmalenco. Ora, questo prestigioso riconoscimento è esposto nel museo di Istebna. Inoltre la moglie Cecylia si è recata sotto il Lhotse, per essere presente nell’anniversario a pregare per suo marito qui scomparso. Ma non è stata sola. Tantissime persone - oltre cento - provenienti da varie parti della Polonia, hanno affrontato questo trekking lungo la valle del Khumbu, per rendere omaggio a Jerzy e testimoniare così alla vedova Cecylia il loro affetto».

Lei è invece in partenza per il Manaslu.

«C’ero stato nel 1992, quando dovetti rinunciare alla vetta, e nel 2016, trovando che il villaggio di Samagon era rimasto pressoché lo stesso, ad eccezione di una scuola e dei lodge per i turisti. L’obiettivo di questo viaggio è fare il giro del Manaslu, un normale trekking».

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