Più lontana la ferrovia Trento-Canazei La Provincia frena: non è una priorità

Con una variazione di bilancio approvata lo scorso luglio il consiglio provinciale ha messo a bilancio una spesa di centomila euro per realizzare uno studio di fattibilità della ferrovia Trento - Cembra - Cavalese - Predazzo - Canazei. L'assessore provinciale ai trasporti Mauro Gilmozzi però a quel progetto, che pure interessa la «sua» valle di Fiemme, non crede; o quantomeno non lo mette assolutamente tra le priorità del Trentino in materia di sviluppo ferroviario. Lo conferma il tenore di due risposte ad altrettante interrogazioni consiliari inviate la scorsa settimana.

Rivolgendosi in particolare a Claudio Civettini, consigliere provinciale di Civica Trentina, che aveva chiesto la ragione per cui l'opera non sia stata inserita nel Piano urbanistico provinciale, Gilmozzi usa parole forse mai così chiare e trancianti nei confronti del progetto avanzato e sostenuto dall'Associazione Transdolomites, che da anni si batte per il ripristino di una ferrovia nelle valli dell'Avisio. «L'amministrazione provinciale nel corso degli anni - scrive l'assessore - ha approfondito l'ipotesi di realizzazione della Ferrovia dell'Avisio sia con studi redatti dai propri servizi tecnici che avvalendosi di autorevoli supporti esterni e tali studi, a differenza di quanto sostiene l'interrogante, hanno dimostrato l'insostenibilità economica e finanziaria della proposta».

Sembra una pietra tombale rispetto al sogno del Comitato promotore per la costruzione della ferrovia, nato nel 2010 a Ziano all'interno di Transdolomites e portato avanti con passione dal presidente Massimo Girardi. E dire che dopo anni di impegno e insistenze il progetto sembrava aver acquisito credito anche nella classe politica, tanto che nel giugno del 2014 il consiglio provinciale aveva approvato all'unanimità una mozione che impegnava la giunta ad avviare lo studio di fattibilità nel più breve tempo possibile e a coinvolgere nella redazione dello studio stesso le istituzioni del territorio e le assdociaizoni, «in particolare valorizzando l'attività di studio e approfondimento realizzati in questi anni dall'associazione Transdolomites».

Impegno che in un'altra interrogazione viene ricordato dal consigliere Claudio Cia, di Agire per il Trentino, che vuole sapere come mai non sia ancora stato portato a termine. Ricordando le ambizioni e l'attenzione prestata allo sviluppo ferroviario dalla Regione Veneto, che con Zaia ipotizza per il futuro un collegamento tra Venezia e Cortina d'Ampezzo (Belluno) in due ore, e dalla Provincia di Bolzano, che con Kompatscher ipotizza lavori per 1,6 miliardi per proseguire da Cortina fino a Bolzano e per realizzare un collegamento con la Svizzera, il consigliere accusa invece la Provincia di Trento di stare a guardare, limitando le ambizioni a un prolungamento in ambito urbano della Trento-Malè per raggiungere la zona sud della città di Trento.

«Avremmo potuto essere i pionieri della futura mobilità delle Dolomiti grazie alla visione lungimirante di Transdolomites» si rammarica Cia, ricordando anche come l'associazione abbia ricevuto lo scorso anno il sostegno di 8.000 cittadini firmatari di una petizione popolare pro ferrovia dell'Avisio.

Nella sua articolata risposta Gilmozzi assicura di essere in stretto contatto con Veneto e Alto Adige e di condividere con gli interlocutori istituzionali i progetti di ferrovie regionali, tra cui quella delle Dolomiti, ma invita a valutare il futuro delle reti ferroviarie muovendo dalla realizzazione del Tunnel del Brennero e relative tratte di accesso. Ragionando in un'ottica di rete occorre secondo l'assessore partire da qui per pianificare le connessioni interne ai territori che gravitano attorno all'asse del Brennero.

E in una prospettiva di collegamento più rapido col mondo tedesco Gilmozzi cita come possibile priorità il collegamento con la zona del Garda, che registra ogni estate circa 700.000 presenze turistiche. Numeri a cui anche territori comunque vocati al turismo come le valli di Fiemme e Fassa non possono ambire. Tant'è che anche a Cia, come a Civettini, l'assessore ribadisce la non sostenibilità finanziaria ed economica della ferrovia.

In verità tra le righe uno spiraglio rimane aperto, accompagnato però da un generico invito a coordinare in una pianificazione unitaria futura gli studi riguardanti Ferrovia delle Dolomiti,

Engadina-Val Venosta e Ferrovia dell'Avisio, tracciati e ipotesi che non sono tra loro coordinati e non sono incardinati in una politica di pianificazione unitaria e condivisa. «Dall'esame dei tracciati delle suddette linee - rileva Gilmozzi - sono ipotizzabili più soluzioni di mutua connessione così da creare un circuito ferroviario montano». L'invito è a pensarci in un'ottica di pianificazione complessiva.

Resta a questo punto il dubbio: perché mai spendere centomila euro per uno studio di fattibilità di cui non si terrà comunque conto, se non forse dopo il 2030?

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