Rifiuti: le nuove tariffe premiano chi ricicla

di Franco Gottardi

L'obiettivo della Provincia è duplice: quello di rendere più equa la tariffa dei rifiuti andando a premiare i comportamenti virtuosi e penalizzare coloro che non fanno con cura la raccolta differenziata e quello di aumentare ulteriormente la differenziata stessa, andando ad aumentare una percentuale già molto buona nel contesto nazionale ma che ha ulteriori margini di miglioramento.

Da qui la richiesta a enti e società di gestione della raccolta e dello smaltimento di modificare le tariffe dando alla parte variabile, quella che si applica calcolando volume o peso del rifiuto residuo, un valore maggiore rispetto alla parte fissa.

L'altra sera la reazione dei gestori, convocati per un primo approccio nella sede del Consiglio delle autonomie, non è stata propriamente di entusiasmo. Oggi quasi tutti ormai usano sistemi di raccolta dei rifiuti «porta a porta» o che comunque prevede il calcolo della quantità di residuo conferita dai singoli e un sistema di tariffa diviso in due, con una quota fissa calcolata a metro quadro di superficie dell'immobile e uguale per tutti gli utenti di una stessa categoria, che siano famiglie o commercianti o altro, e una quota variabile calcolata a chilo di residuo prodotto. Il peso maggiore però viene ancora attribuito di solito alla parte fissa, che offre una base certa di gettito rendendo più facile la programmazione. Cambiare questa impostazione significa per i gestori stravolgere abitudini e assetti consolidati; da qui lo scarso entusiasmo mostrato nel primo approccio.

La Provincia però è determinata. «Arrivare ad attribuire il 60% della tariffa alla parte variabile e il 40% alla parte fissa sarebbe già un buon passo in avanti» commenta Carlo Daldoss, assessore agli enti locali. Che non era presente al primo incontro, non volendo interferire in questa fase, ma che è pronto ad attivarsi per spingere i gestori a fare la loro parte.

La richiesta di modificare l'approccio parte da lontano, da un articolo inserito nella legge finanziaria provinciale del dicembre dell'anno scorso che chiede ai Comuni di impostare i nuovi modelli tariffari a partire dal primo gennaio del 2018. Una richiesta che gestori e Comuni hanno già dichiarato irricevibile perché i tempi tecnici per rivoluzionare il sistema non ci sono. Ma nonostante il carattere non imperativo o impositivo della legge la direzione è indicata chiaramente. «È vero che in Trentino negli ultimi anni abbiamo fatto in tema di raccolta differenziata passi da gigante - commenta Daldoss - ma proprio per questo non vorremmo che si insinuasse il dubbio che tutto questo lavoro sia servito a poco. A noi sembra corretto che l'importanza dell'aspetto culturale e della sensibilità diffusa che ha coinvolto la gente trentina in questa materia non venga disperso e sia valorizzato, per questo crediamo che vadano puniti gli atteggiamenti meno attenti e premiati invece quelli più virtuosi in maniera maggiore».

Nella stessa direzione della finanziara provinciale va anche il Decreto del Ministero dell'ambiente del 20 aprile scorso, che introduce criteri per la realizzazione da parte dei Comuni di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti collegandolo a una corretta ripartizione dei costi del servizio di raccolta e smaltimento. I contenuti del Decreto sono però più blandi rispetto alla norma provinciale e danno due anni di tempo dall'entrata in vigore per adeguarsi. Troppi secondo la Provincia che insisterà nel velocizzare il cambiamento a livello locale. «Anche perché se continua a prevalere la parte fissa quella che per legge deve essere una tariffa diventa invece una tassa» fa presente l'assessore.

Uno dei timori evidenziati nella prima riunione dell'altra sera, ripreso dal presidente del Consiglio delle autonomie, Paride Gianmoena, è che penalizzare chi produce residuo potrebbe spingere taluno anziché a concentrarsi sulla differenziazione ad abbandonarsi a pratiche deprecabili come l'abbandono dei rifiuti per strada o nelle discariche abusive. Paure che non scalfiscono la determinazione di Daldoss: «È il solito rischio di fronte al quale bisogna usare bastone e carota, essere inflessibili nel condannare i comportamenti scorretti e incentivare invece quelli virtuosi. Ma se è vero che c'è stato un momento storico in cui gli abbandoni erano diventati un problema ora mi pare che la sensibilità sia cresciuta e il rischio diminuito, e forse anche per questo è il momento di forzare la mano».

Comuni e Comunità da parte loro hanno scritto allo stesso Daldoss e all'assessore provinciale all'ambiente Mauro Gilmozzi sollecitando la convocazione della «cabina di regia» provinciale in tema di smaltimento.
In effetti i dati dicono che in Trentino dal 2000 ad oggi l'aumento della raccolta differenziata è costante ed oggi da percentuali di poco superiori al 10% raggiunge una media del 73%, tra le migliori d'Italia. Contemporaneamente la quantità complessiva dei rifiuti prodotti è in leggero ma costante calo ed è tornata oggi a 250.000 tonnellate all'anno, sui livelli di vent'anni fa. Progressi che hanno spinto tra l'altro a rinunciare alla costruzione di un inceneritore per i rifiuti, spauracchio ambientale che avrebbe «macchiato» in maniera indelebile il fondovalle e la zona del teroldego doc.

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