Ecco i cinque punti di Trento dove mancano gli alberi

di Giacomo Poletti

Ieri era la Giornata nazionale degli alberi: una ricorrenza nata per «decreto» nel 2013 per promuovere idee e politiche per l'ambiente. Ma soprattutto - ovvio - una occasione per fare il punto sulla presenza o meno, degli alberi.

Trento è quasi sempre in cima alle classifiche sul tema (l'ultimo «titolo» il 25 ottobre, il primo posto Istat per estensione di verde urbano) ma i margini per migliorare ci sono. Peraltro una pianta in città vale (molto) più di una nel bosco: le piantumazioni cittadine sono persino suggerite dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale per mitigare il microclima estivo. Londra, ad esempio, metterà a dimora 2 milioni di alberi entro il 2025: chiome e cespugli non solo producono ossigeno e ombreggiano il suolo, ma svolgono un prezioso quanto poco noto lavoro «sporco», intercettando inquinanti come il particolato a pochi metri dalle fonti.

Il nostro gap con le città europee - basti pensare solo a Monaco di Baviera ed ai suoi tigli - così, è ancora grande. Perché a Trento ci sono posti dove gli alberi latitano. Colpa quasi sempre di progettisti ai quali non passa per la testa di mettere un «arredo verde» neppure quando ci sarebbero a disposizione ettari di terreno. Vediamoli, questi luoghi. Noi ne abbiamo scovati 5.

La «striscia» verde fra la bretella dell'Interporto e la A22
Chi dal casello di Trento Nord arriva in città, costeggia per quasi tre chilometri una serie irregolare di conifere barbamente capitozzate; oppure, per lunghi tratti, un avvallamento di terreno incolto. Eppure si tratterebbe della prima «cartolina» del capoluogo per chi esce dall'autostrada. Una alberatura continua e ben curata avrebbe il pregio di chiudere pure il panorama verso la discarica, dando una migliore percezione della città a chi sta per entrarci.
 
I parcheggi di Trento Nord
Gli ampi posteggi del Bren Center, il piazzale confinante a sud, il «buco» di via Trener recentemente riempito per evitare ristagni: si tratta forse della zona più vasta della città senza uno straccio di albero. Non una bordura, non una pianta. Mettiamoci anche il parcheggio fra Oviesse e Eurobrico/Cisalfa. Centri commerciali grigi, dove l'asfalto è assoluto sovrano degli esterni. Un modello ben diverso da quello dei centri altoatesini o austriaci, molto più «green» anche nell'apparenza.
 
Il nuovo sviluppo di Spini: il «caso» di via Linz 
A Spini i primi insediamenti industriali degli anni ?70 (dal capannone «ex Iret/Whirlpool» alla De Manincor) erano attorniati dal verde, per mascherare le strutture e ingentilire gli accessi. Oggi? Andate in via Linz, l'ultima strada nata in zona (nel 2010) sui sette ettari di prato antistanti proprio alla ex fabbrica di frigoriferi, oggi sede della Vetri Speciali: solo cemento e asfalto, così come nel nuovo «desertico» parcheggio della struttura. Convegni e piani su paesaggio e urbanistica, e poi? Gli sviluppi più recenti sono, paradossalmente, quelli più impattanti. Lo spazio per le alberature, qui, non mancava: e impermeabilizzare il cento per cento dei terreni mette in crisi le rogge del fondovalle quando si tratta di smaltire le acque di pioggia (in via Unterveger, dove il Lavisotto talvolta esonda, ne sanno qualcosa).

Rotatoria di Spini
Ci spostiamo di poco, su un altro punto dove gli alberi risultano «non pervenuti»: la rotatoria di Spini, tristemente spoglia, altro luogo in vista per chi gravita sul casello di Trento Nord. La questione è annosa, perché a nulla sono valse le proposte per adottarla avanzate nel 2015 dal gruppo di «Puli...amo Spini». Un caso che stride ancor più se paragonato alla rotonda al Bermax, dove le piante e i fiori invece abbondano.

Svincolo di Trento Sud
Altro punto di ingresso alla città, altra cartolina per i turisti in arrivo su Trento (stavolta da sud): lo svincolo al «Marinaio» è stato indubbiamente abbellito da decine di fusti nei nuovi parcheggi di attestamento. Ma come si dice, «abbiamo fatto 30, facciamo 31»: non ci sono alberi su uno dei lati interni della rotatoria, lungo la tangenziale; ma soprattutto, chiome e barriere verdi mancano lungo la ciclabile di via Ragazzi del ?99. Chi pedala lì si trova l'orizzonte libero verso la carreggiata. Nessun «cuscino» di natura a proteggerlo dal traffico intenso: ancora una volta, lo spazio per collocarlo ci sarebbe eccome.
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