Il ritorno del lupo in Trentino, gli esperti: «Con un'attenta gestione convivenza possibile»

Serve però, secondo loro, una corretta gestione

di Fabrizio Torchio

«È una specie che sta dimostrando una plasticità molto superiore a quelle che erano le conoscenze fino a qualche anno fa. Una capacità di adattamento dovuta anche ai cambiamenti che ci sono stati negli ultimi decenni sull’uso del territorio da parte dell’uomo, sulla presenze delle specie che sono sua preda e così via». 
 
Vittorio Ducoli direttore del Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino, non è stupito dall’arrivo del lupo sulle Dolomiti, fra Primiero e Val di Fiemme. L’esemplare avvistato in Val Venegia (che si ipotizza possa essere responsabile della predazione di 16 pecore di malga Venegiota) si aggiunge ai due in Val di Non e al branco della Lessinia. Ma il ritorno del lupo, ponendo problemi di convivenza con le attività economiche tradizionali, richiede strategie ed azioni:
 
«Il lupo - osserva Ducoli - è chiaramente un animale che genera, soprattutto nei confronti di alcune categorie, elementi di conflitto. E quindi la cosiddetta “dimensione umana” rispetto all’accettazione di queste specie è fondamentale. Per questo, soprattutto in questa fase, andrebbe fatta un’azione forte di informazione e di definizione anche, di strategie di riduzione del danno. In base alla mia esperienza - continua Ducoli - sono convinto che il danno che il lupo può portare ad alcune categorie, in particolare agli allevatori, non potrà mai essere del tutto eliminato; è possibile però, con una gestione territoriale attenta, che potrà richiedere anche la revisione di alcune pratiche di allevamento, arrivare ad una convivenza che faccia del lupo un fattore come può essere il fatto che ogni tanto una pecore viene colpita dal fulmine o cade da una croda».
 
«La Provincia - spiega Claudio Groff, del Servizio foreste e fauna - indennizza i danni da lupo al bestiame domestico e fornisce a titolo gratuito le recinzioni elettriche». Uno strumento di prevenzione è anche l’utilizzo dei cani da guardiani, come i pastori abruzzesi o maremmani: il contributo arriva al 90%, la Provincia indica all’allevatore dove acquistare il cane e fornisce un supporto veterinario volto alla corretta forma di allevamento, all’inserimento nel gregge, ecc. Informazione e prevenzione sono inoltre due delle sei linee principali di un progetto Life dell’Unione europea, il «Wolfalps», che fra i partner annovera il Muse.

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