Pesticidi, verrà cancellata la possibilità di irrorare a distanza «zero» dalle case

L'impegno degli assessori Zeni e Dallapiccola. Più controlli

di Giorgia Cardini

La distanza «zero» resterà, nell’atto definitivo con cui la giunta provinciale fisserà le «misure per l’impiego dei prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili». Ma diventerà praticamente impossibile effettuare trattamenti fino al confine della proprietà agricola, perché per farlo sarà necessaria «l’assenza di deriva naturale» ossia l’assenza di diffusione dei prodotti nell’aria oltre i confini agricoli.

Dunque, la distanza minima reale per qualunque irrorazione (dunque anche quelle con prodotti definiti non tossici, in tunnel, con lance azionate a mano e atomizzatori adeguati) sarà pari a 5 metri. Non saranno riviste, invece, le altre distanze minime di 10 metri per prodotti tossici e molto tossici in caso di misure di contenimento, e di 30 metri per trattamenti vicini a parchi, scuole, ospedali, considerate da molti insufficienti.

Poca cosa, forse, ma è la revisione della «distanza zero» la modifica più rilevante richiesta con forza dal Consiglio delle autonomie locali e accolta ieri dall’assessore all’agricoltura Mauro Dallapiccola e dal suo collega Luca Zeni, al termine di un dibattito durato quasi due ore sull’attuazione del Pan, il Piano di azione per l’utilizzo sostenibile dei fitofarmaci. Il Cal era convocato ieri proprio per esprimere il parere sulla proposta di delibera provinciale che ha suscitato molte polemiche: alla fine, con le modifiche che Dallapiccola e Zeni si sono impegnati a portare avanti, l’okay è arrivato con 20 voti a favore e 2 astenuti.

C’era chi chiedeva limiti maggiori validi su tutto il territorio trentino (come il sindaco di Baselga di Pinè, Ugo Grisenti), ma anche se il Pan versione Provincia autonoma avrà un valore cogente, le distanze minime potranno essere ampliate proprio per decisione dei sindaci, cui sarà lasciata questa possibilità. Per evitare la giungla, però, il Consorzio dei Comuni metterà a punto un regolamento tipo da usare in questi casi.
I Comuni saranno poi responsabili dell’irrogazione delle sanzioni (fino a 20mila euro), tramite gli organi preposti al controllo, ossia soprattutto la polizia locale: questo anche introitare gli incassi da destinare alla formazione e informazione di chi dovrà vigilare sul rispetto delle regole. E proprio quello della vigilanza è un capitolo delicato: nel Cal si sono infatti alzate diverse voci a rilevare la difficoltà di far rispettare le future norme, vista la scarsità di risorse finanziarie e l’assenza di vigili in molti paesi.

Ma al di là di distanze, controlli e sanzioni, sono due gli aspetti importanti che dovrebbero trovare spazio nel testo definitivo del Pan provinciale: l’assessore alla Salute Luca Zeni ha annunciato che, oltre ai normali controlli e monitoraggi sui prodotti usati e gli effetti sull’ambiente e sui corsi d’acqua, d’ora in poi - partendo dalla banca dati già disponibile in Azienda sanitaria - sarà svolto un monitoraggio costante e continuo sulla salute della popolazione residente in zone ad alta vocazione agricola, mettendo i risultati a confronto con le altre aree. La banca dati così aggiornata nel corso degli anni dovrebbe dunque dare risposte affidabili sulla pericolosità o meno di certi prodotti, già ora nel mirino dei comitati e dei cittadini.

In Consiglio delle autonomie è stato chiesto infine un passo in più, tutto politico: che dal sistema «difensivo» fatto di divieti, controlli e sanzioni si passi a un sistema «preventivo», ossia all’eliminazione progressiva dei pesticidi più pericolosi o dubbi, investendo sempre più sulla ricerca, sull’innovazione e sulle varietà resistenti, per far sì che i trattamenti restino poco più che un ricordo.

comments powered by Disqus