Inverno nero per il rischio valanghe, Da ottobre 14 morti sull'arco alpino italiano

di Marica Viganò

Sono quarantuno le valanghe che dal 18 ottobre a ieri hanno coinvolto scialpinisti ed escursionisti nel nord Italia: 75 le persone travolte; 24 sono rimaste ferite e 37 miracolosamente illese. Purtroppo ci sono anche vittime: sono quattordici, tra cui Alessandro Perazzolo, il 44enne vicentino deceduto sabato pomeriggio sul Brocon, mentre faceva fuoripista con lo snowboard.

Da inizio stagione in Trentino i soccorritori sono intervenuti in due eventi, entrambi accaduti sabato: al Brocon, come ricordato, e alla Forcella Pordoi in val di Fassa, con uno scialpinista che, travolto dalla neve, è riuscito da solo a portarsi in salvo.

Sono alcuni dei dati raccolti da Aineva, l'associazione interregionale neve e valanghe con sede a Trento che coordina l'attività di prevenzione e previsione del pericolo valanghe effettuata dagli uffici valanghe dell'arco alpino (oltre alle province autonome di Trento e di Bolzano, ne fanno parte il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, la Lombardia, la Valle d'Aosta, il Piemonte e dal 2011 le Marche).

L'allarme valanghe in provincia di Trento rimane di grado 3, marcato: significa che il distacco è possibile con un debole sovraccarico sui pendii ripidi, dove la neve fresca non è ancora assestata e consolidata, e nelle zone in cui si sono formati accumuli di neve portata dal vento, come versanti sottocresta, conche, canaloni e lungo i cambi di pendenza.

«La neve caduta recentemente non si è saldata bene con il manto sottostante e si sono creati lastroni che potrebbero staccarsi facilmente al passaggio anche di un solo sciatore - spiega Marco Gadotti, esperto di Meteotrentino - In caso di emergenze si provvede a distacchi programmati, utili però solo se si interviene entro 24 o al massimo 36 ore dall'ultima precipitazione».

[approfondimento sull'Adige oggi in edicola]

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