Una polemica inutile sulla Volkswagen di Draghi

Egregio direttore,
trovo fuori luogo e inopportuno l'attacco a Draghi da parte del senatore de Bertoldi di Fratelli d'Italia circa l'uso della Volkswagen Passat familiare, perché Draghi è arrivato solo da due giorni ad essere Presidente del Consiglio e ritengo che avesse altre priorità cui pensare.
Sottoscrivo invece per intero le ragioni da lui espresse a favore dell'uso di vetture del bel Paese da parte delle Istituzioni italiane. Non ho mai visto, infatti, i primi ministri di Francia, Germania o Inghilterra salire su un'auto che non fosse una loro vettura nazionale.
Non sono certo uno sciovinista, ma fare la pubblicità gratuitamente alla casa di Wolfsburg non mi sembra proprio il caso.
Mi domando, invece, come mai, il senatore non abbia mai attaccato Conte che ho notato avere usato molto spesso la VW durante i suoi mandati, ripresa sempre in primo piano in centinaia di telegiornali.

Sergio Costa


 Dovrà battersi per il made in Italy


Se mi si passa una battuta, conoscendo il presidente Draghi, non ha nemmeno notato il dettaglio dell'auto. Un po' perché aveva ben altri e ben più importanti pensieri, come giustamente evidenzia lei.

Un po' perché quando saranno andati a prenderlo la prima volta avrà considerato l'auto un mezzo di locomozione messo a sua disposizione dallo Stato, principalmente per ragioni di sicurezza, nei suoi primi spostamenti da presidente (allora incaricato).

Se non glielo diceva il senatore De Bertoldi, in sostanza, non avrebbe proprio scoperto la cosa.

Nel merito, resto anch'io convinto di un fatto persino banale: il presidente del consiglio deve battersi ogni giorno, anche dal punto di vista simbolico, per la tutela e per il rilancio del nostro Made in Italy.

Ma questo va detto soprattutto a chi si occupa di appalti, acquistando le auto in blocco per avere uno sconto maggiore e non badando più al marchio, ma solo al prezzo.

Attento ai conti com'è, il nostro nuovo presidente farà fatica a conciliare l'esigenza del risparmio con quella del marchio italiano.
Ma lui resta anche un ambasciatore e un esempio e dunque spingiamolo tutti a "viaggiare italiano", magari mettendoci (o rimettendoci) anche a produrre auto in grado di competere a tutti i livelli con i marchi tedeschi finiti sott'accusa.

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