L'amara lezione che arriva da quei calciatori

Lo show di Insigne a Napoli, lo scontro fra Ibrahimovic e Lukaku (e i molti episodi simili) ci portano in una dimensione di antisportività e danno un pessimo esempio ai ragazzi. Il parere di un nostro lettore, la risposta di Alberto Faustini.

L'amara lezione che arriva da quei calciatori

Caro direttore, mi riferisco ai due episodi calcistici più discussi (fino ad oggi...) tra campionato e coppa Italia: l'espulsione di Lorenzo Insigne (capitano del Napoli) nel corso della partita di Serie A del 16 dicembre 2020 contro l'Inter ed il recente, clamoroso ed appariscente scontro in campo tra Ibrahimovic e Lukaku nella sfida di Coppa Italia tra Inter e Milan del 26 gennaio 2021.
Soprattutto nel primo episodio si è cercato da più parti (allenatori, giocatori, giornalisti e vari commentatori sportivi) di sdoganare tali comportamenti come "normali" incidenti di gioco!! Cito per esempio l'intervista a Mister Gattuso nel post partita: «…espellere un giocatore solo per un vaffanc… all'arbitro … solo in Italia succede…» ed anche alcuni commenti relativi allo scontro Ibrahimovic-Lukaku «... Non c'è stata particolare violenza … solo un alterco che deve rimanere sul terreno di gioco..».
Prima come genitore e poi come sportivo non posso accettare simili interpretazioni di fatti ed accadimenti palesemente scorretti ed antisportivi. Nei vari settori calcistici giovanili si lavora da anni per consolidare i concetti di sportività, lealtà e correttezza nei confronti di tutte le figure appartenenti al sistema calcio (compagni di squadra, avversari, mister, tifosi, arbitri ecc.), a prescindere dal tanto agognato risultato.
Sarebbe utile forse ricordare che a queste sceneggiate televisive (ed ai relativi commenti anche sui social) non assistiamo solo noi adulti ma purtroppo anche i nostri ragazzi, impegnati magari la domenica successiva in una sfida tra coetanei del paese vicino. «Se hanno detto che dire un vaffanc… all'arbitro non è poi così grave, lo posso dire allora anche io!».
Stigmatizzare tali comportamenti e riconoscerli come sbagliati a prescindere dalle circostanze in cui si manifestano è, a mio avviso, uno strumento fondamentale per far crescere l'educazione sportiva dei nostri giovani calciatori.

Diego Mantovani
Un tifoso dello sport


Quegli atteggiamenti vanno sempre condannati

Mi riconosco nelle sue parole. Chi ama lo sport non ne può più di certe sceneggiate. Parliamo di professionisti e i professionisti non possono trasformarsi in gladiatori capaci di tutto (non solo a parole).

Ed è effettivamente ancor più grave che i loro allenatori (penso in particolare a Gattuso), come troppe volte purtroppo fa anche qualche genitore nello "stadietto" del quartiere, giustifichino e sdrammatizzino. Le faccio un esempio legato al secondo episodio che lei cita. Sono scesi in campo persino intellettuali per spiegare che Ibra non è razzista. Cosa che potrei sottoscrivere anch'io, ma la violenza che c'era in quelle frasi e in quegli atteggiamenti certo non cambia se non vi sono, all'interno, riferimenti alle origini di Lukaku.

Ma stiamo scherzando? Quei gesti, quelle parole, quegli atteggiamenti vanno sempre condannati. Questi campioni devono essere un esempio, un punto di riferimento, un simbolo dello sport e della buona educazione, uno stimolo a fare sempre meglio.

Ogni giorno. Dentro e fuori dal campo. Per questo, ripeto, sono professionisti.
Giustissimo, dunque, stigmatizzare e prendere le distanze. Il tifo, invece, ci porta spesso a condannare la pagliuzza che ci par di notare in un campione della squadra avversaria e a non vedere viceversa le travi di chi abbiamo mitizzato senza ragione.

lettere@ladige.it

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