L’orso sul Guardian, che tristezza

L’orso sul Guardian, che tristezza

L’orso sul Guardian, che tristezza

Ogni sabato mattina compero il Guardian e vado a leggermelo in un bar con una bella tazza di caffè. L’altra mattina è stato un po’ diverso, mi sono alzato tardi, ho fatto la mia solita corsa lungo il Tamigi (abito a Hammersmith / Fulham) di 5 km e poi ho preso la bici per andare a Kensington in un negozio specializzato per comprare delle nuove rotelle per I miei pattini inline.

Rientrando a casa con il mio Guardian nello zaino, mi fermo in un nuovo coffee shop. Mi siedo (maschera e guanti), e mentre aspetto che il caffè si raffreddi un po’ inizio a leggere il giornale. Con mia grande sorpresa a pagina 44 leggo un titolo «Prosecutors look intro plight of Italy’s ursine escapologist» in cui c’e’ la parola Italia e l’articolo è scritto da un corrispondente (Lorenzo Tondo) del Guardian da Palermo, quindi sto per sorvolare e proseguire a pagina 45. La foto di un orso, accanto al titolo mi blocca...l’orso, dice l’articolo, viene chiamato “Papillon” da un personaggio di Henri Charriere scappato da una colonia penale Francese.

Ho provato un po’ di nostalgia nel leggere il nome della mia ex città nel quotidiano inglese, ma anche un po’ di rammarico per essere diventati famosi per avere ingabbiato un orso e per l’apertura di un’inchiesta per presunti maltrattamenti. Che sta succedendo al Trentino che conoscevo 20 anni fa, il Trentino della mia infanzia con un profondo rispetto per la natura, per i suoi boschi, per la fauna? Se veramente questo orso è pericoloso, è necessario rinchiuderlo in una gabbia di 2 per 6 metri e imbottirlo di tranquillizzanti? Tristezza.

Michele Roner - Londra


 

Caro Michele, è sempre difficile guardare le cose da lontano. Lo è per noi quando non siamo sul posto, a maggior ragione se quel posto è casa nostra, e lo è anche per i validi colleghi che magari riescono a raccontare bene i fatti, ma che faticano a cogliere, ad esempio, il comune sentire, il sentimento collettivo di una comunità insomma. Qui in Trentino gli orsi sono diventati molti. A detta di alcuni sono persino troppi, per intenderci. Ma il punto non è questo: il punto è che essendo tanti, insieme a loro cresce anche un senso di insicurezza, una preoccupazione un tempo sconosciuta.

M49, per tutti ormai Papillon, è diventato una sorta di eroe. Ne hanno parlato i giornali, i siti, le tv e le radio di tutto il mondo. Sempre con simpatia, quasi con ammirazione. Per le sue fughe. Per il suo coraggio. Anche per il suo farsi gioco di noi umani (portati ormai a considerarlo umano). Ma viste da vicino le cose sono leggermente diverse: Papillon resta simpatico - anche perché non ha mai aggredito l’uomo -, ma ne ha davvero combinate di tutti i colori.

Di qui l’”arresto”, considerato dagli esperti inevitabile. Gli esperti dicono anche che un animale così soffrirebbe meno (rispetto all’ergastolo) con una condanna a morte. Sempre gli esperti dicono che è normale che l’orso, prima di essere rimesso nel parco (perché la sua prigione è un parco), passi un periodo in isolamento (uso sempre termini cari a noi umani).

Altri esperti contestano questo isolamento e le procedure seguite dalla Provincia, istituzione che peraltro applica protocolli internazionali. Vedremo comunque come andrà a finire. In quanto al pericolo, per me è facile parlarne dal giornale, ma non deve essere bellissimo incontrare M49 lungo il sentiero (soprattutto se si è ad esempio allevatori). Non so cosa accadrà in futuro, anche perché l’orso è una specie protetta, reinserita in Trentino con un importante progetto europeo. Ma una soluzione va trovata, anche per tutelare un progetto che ha comunque dato molto al Trentino.

lettere@ladige.it

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