Ai nostri cari serve ora un abbraccio

Lettera al giornale

Ai nostri cari serve ora un abbraccio

Gentile direttore, Le scrivo per raccontarLe una storia triste, che appartiene alla mia esperienza personale ma che è condivisa da tanti altri che hanno i loro familiari “ricoverati” presso le strutture residenziali per anziani. Mia mamma è ospitata in una casa di riposo comunale della nostra città, seguita con professionalità e spesso affetto dal personale. L’arrivo del Covid ha rivoluzionato il modo di vivere di tutti, e non di meno degli anziani, che hanno dovuto pagare, se non ammalatisi, un prezzo molto alto per il fatto di non poter essere avvicinati dai propri cari. Ora la criticità non si può definire superata ma sarebbe auspicabile che, come accade al mondo esterno, anche loro potessero avviarsi ad un pizzico di normalità. Io, ancora oggi, posso ottenere al massimo un solo colloquio alla settimana, rigorosamente prenotato e limitato a 15 minuti (e non un secondo di più, glielo assicuro). Doverosamente separati da plexiglas e mascherine, con l’assistente a pochi passi, in una situazione che ricorda molto un colloquio con un carcerato. A cui peraltro non è concessa neppure l’ora d’aria in giardino in tutta la settimana! Davvero troppo poco per chi era abituato a vederci quotidianamente e ad essere sostenuto dall’affetto dei suoi cari. Non stiamo forse esagerando? Probabilmente i nostri nonni e genitori ospiti delle case di riposo sopravviveranno all’epidemia, ma temo moriranno di tristezza.

Lucia Celin


 

Sul rigore si può e si deve lavorare

Leggendo la sua lettera pensavo proprio al paragone che fa lei stessa con la visita dei parenti ai carcerati. Le confesso che con questa sua bella lettera mi mette in difficoltà, perché da una parte penso che senza queste misure rigorose molti dei nostri cari non si sarebbero salvati e, dall’altra, penso, come lei, che i nostri cari rischino ora di morire proprio perché manca loro un abbraccio, una carezza, la nostra vicinanza. Sul rigore si può e si deve dunque lavorare, cercando di conciliare due esigenze fra loro contrapposte: evitare ogni rischio e consentirci di riavvicinarci ai nostri cari.

lettere@ladige.it

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