Modena City Ramblers: "La musica ci salverà"

di Fabio De Santi

Si scrive Modena City Ramblers ma si può leggere come la più amata band di combat folk in Italia. Dal 1991 la formazione emiliana diffonde le sue ballate che si intrecciano con testi che parlano di libertà e tolleranza per guardare ad un mondo migliore. Venerdì prossimo, 13 luglio, i Modena saranno alle Lochere di Caldonazzo per aprire la tre giorni musicale in programma, con diversi artisti, fino a domenica. Di questo live, sotto la sigla di Sulla strada, controvento Tour 2018 e dell’attuale dimensione dei Modena abbiamo parlato con Davide Dudu Morandi, vocalist del gruppo.

Davide, che estate è questa per i Modena?
«La stiamo vivendo molto bene, portando in giro il tour figlio dell’ultimo disco “Sulla strada, controvento” pubblicato lo scorso anno. Avevamo ancora alcune cose da dire riguardo a questo nostro lavoro e quindi abbiamo pensato di continuare a proporre canzoni di questo cd che avevamo già proposto e qualcun’altra che ancora non eravamo riusciti a far sentire dal vivo».
Una vostra caratteristica è sempre stata quella di variare la scaletta dei live ogni sera.

«Assolutamente sì, come ormai facciamo da alcuni anni quando esce un nuovo lavoro cerchiamo di costruire la scaletta su una ossatura di canzoni tratte da questo disco ma poi abbiamo alle spalle una discografia che ormai comincia ad essere davvero vasta. Ci piace quindi cambiare in ogni live e pescare qua e là nella nostra produzione senza tralasciare mai o quasi i pezzi imprescindibili quelli che non è possibile non suonare».
Riguardo agli album: ma ha ancora senso farli uscire quando oggi basta magari un video giusto per arrivare in cima alla classifica?
«Hai ragione, è quasi fuori moda fare un album. Ormai si buttano fuori questi pezzi usa e getta, mordi e fuggi, chiamiamoli come vogliamo. Noi in realtà la pensiamo in un altro modo, forse perché noi che veniamo da un’altra generazione di musicisti e di ascoltatori diamo ancora valore all’idea di album, di vinile o comunque di qualcosa di materiale. Le cose però cambiano, bisogna sapersi adeguare oppure comunque accettarle per quello che sono…però noi continuiamo a fare album finché sono accolti bene dai nostri fan, da chi ci segue, da chi viene ai nostri concerti».
Che Italia stanno incontrando i Modena City Ramblers?
«L’Italia che vediamo ai nostri concerti è un Paese un po’ diverso da quello che emerge oggi: noi vediamo ancora che tanti ragazzi hanno una certa idea, certi valori ed ideali positivi. Ma non possiamo comunque non notare che molti di loro sono anche disorientati, alla ricerca della strada giusta. Ed è quello che forse è successo politicamente a tanti negli ultimi anni, c’è stata sicuramente una disillusione fortissima da parte di una sinistra che invece di aggregare ha disgregato, mai come in questi ultimi anni forse c’è stato un suicidio politico così eclatante».
La musica può essere ancora un’ancora di salvezza?
«Per me e per i miei compagni d’avventura lo è. Abbiamo ancora voglia di raccontare il mondo che ci circonda, abbiamo ancora tanta speranza. Ormai abbiamo tutti 50 anni se non di più, sulle spalle e qualcosa l’abbiamo pur messa in quell’ipotetico zaino in cui si mettono tutte le esperienze fatte fra gioie e delusioni. Non abbiamo mai riempito gli stadi però quando andiamo a suonare, oltre a chi è cresciuto con noi, anche molti giovani ci vengono ad ascoltare, vengono non soltanto per ubriacarsi e far casino ma anche per ascoltare le parole delle nostre canzoni e si rispecchiano in certi ideali, nel nostro combat folk!».

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