Calibro 35, dopo il noir lo Spazio

Calibro 35, dopo il noir lo Spazio

di Fabio De Santi

Dopo quattro album dedicati a investigare le sonorità legate alle atmosfere noir i Calibro 35 (foto) hanno deciso di puntare dritti dritti verso gli spazi siderali. L'ultimo cd di una delle band più seguite dell'underground tricolore dell'ultimo decennio si intitola infatti S.P.A.C.E. e sarà il cuore del live di giovedì 3 marzo allo Smart Lab di Rovereto organizzato da Fiabamusic, Sideout, Cooperativa Smart e associazione Offset. Proprio da questa avventura sci-fi style ha preso le mosse la nostra intervista con Massimo Martellotta , chitarrista e tastierista dei Calibro 35
Da quali presupposti è nato questo vostro viaggio sonoro nello spazio?
«Questo è il nostro quinto disco in studio e dopo aver esplorato il genere poliziesco in lungo e in largo abbiamo pensato fosse giunto il momento di uscire dal noir, dal poliziettesco e di rivolgerci ad un altro genere di immaginario legato ad altri suoni. L'esigenza di fare un disco spaziale è stata in primis di tipo musicale per provare sia una metodologia di registrazione per noi nuova, sia elementi musicali diversi legati anche all'uso dei synth». 
Che disco ne è nato dal punto di vista musicale e possiamo definirlo un concept?
«Nei nostro lavori ci siamo sempre dati una sorta di filone immaginario da sonorizzare, per Space invece il riferimento spaziale, della fantascienza o sci-fi è decisamente molto più ampio, appunto facendo leva su un immaginario collettivo maggiore rispetto ai poliziotteschi strettamente legati ad un cinema di genere. Quindi avendo un concept più largo ci ha permesso di sperimentare molto». 
Mi dicevi dei sintetizzatori: come vi siete approcciati a questi strumenti?
«Anche se siamo una band con molti riferimenti al vintage posso dire che nessuno di noi è un dogmatico degli strumenti. Il nostro utilizzo dei sintetizzatori è stato come quello di un bambino che scarta un regalo nuovo e vuole stupirsi. Un approccio molto dissacrante e molto fresco con un risultato che ci soddisfa molto perché rispecchia quello che volevamo fare con i synth che danno un colore selvaggio se vogliamo e non con i sequencer midi alla Kraftwerk per capirci».  
Avete registrato a Londra lavorando su nastro analogico con solo 8 tracce a disposizione come si sarebbe fatto negli anni sessanta
«Ci siamo recati in Inghilterra per lavorare in uno studio molto vecchio dove abbiamo replicato delle dinamiche di registrazione diversi anni fa. Credo sia stato molto fantascientifico e sci fi infilarsi nella capsula del tempo del 1966 registrando in un luogo dove ci sono macchine completamente analogiche. 
Ci siamo trovati tutti nella stessa stanza con i nostri strumenti e amplificatori, senza cuffie, con il suono che si espande nell'aria e diventa elemento fondamentale delle registrazioni. Una metodologia che secondo noi ha creato i presupposti ideali per l'interazione musicale e la mutua ispirazione tra di noi; lontana anni luce dalle produzioni "in vitro" a cui siamo abituati ai giorni nostri»
Che live ci si deve aspettare giovedì allo Smart? 
«Per la prima volta in questa serie di set suoneremo Space praticamente nella sua interezza, perché è un disco che pur essendo liquido e più oscuro di altri, funziona molto bene dal vivo. Nella seconda parte ci sarà anche spazio per alcuni brani del nostro passato».
Il prossimo viaggio sonoro dei Calibro 35?
«Ogni progetto che realizziamo è figlio di molte riflessioni ed è uno delle tante opzioni che abbiamo. Abbiamo quindi ancora un sacco di idee nel cassetto su cui riflettere e da trasformare in musica da film. Magari ci sarà un secondo disco spaziale magari andremo verso direzioni completamente diverse».

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