Scamarcio diventa cattivissimo: nei cinema con «Lo Spietato» poliziesco milanese hard-boiled

Arriva in sala - solo il 9-10 aprile - distribuito da Nexo, «Lo Spietato» di Renato De Maria, una gangster-comedie che ricorda i cosiddetti “poliziottesch” anni Settanta e con protagonista, nel ruolo di Santo Russo, un Riccardo Scamarcio cattivo-cattivo.
Un’uscita «evento» di soli tre giorni per questo lavoro, proprio come richiede la normativa per i film destinati alla piattaforma Netflix, dove «Lo spietato» approderà il 19 aprile.

Ambientato nel periodo del boom, in quegli anni Ottanta della Milano «da bere», ha come protagonista Santo Russo (Scamarcio), un calabrese cresciuto nell’hinterland che, dopo i primi furti in periferia, arriva al carcere minorile dove si forma come criminale.

Santo Russo è uno che ci sa fare nella Milano di quegli anni e così in poco tempo diventa mente e braccio armato di una temuta gang che pratica rapine, sequestri, traffici di droga, riciclaggio di denaro, e non ultimo i «miracoli», ovvero esecuzioni a sangue freddo.

Oltre alla pistola e al fucile a pompa, in questa crime story piena di ironia e ritmo, al protagonista non mancano i sentimenti. Santo Russo è, come ogni boss che si rispetti, diviso tra due donne: Mariangela (Sara Serraiocco), ovvero la moglie, remissiva, devota e calabrese come lui, e Annabelle (Marie-Ange Casta) l’amante, donna troppo bella e colta. Ma la parabola di Santo Russo alla fine si complica fino a farlo diventare uno dei molti collaboratori di giustizia senza più identità.

«Quando ho capito che il film che mi proponeva De Maria poteva essere una sorta di “Godfellas”, ho subito accettato - dice a Roma Scamarcio-. Sono cresciuto vedendo questo tipo di film e poi - aggiunge l’attore - certi personaggi, certi figuri mi ricordano molto quelli che io ho visto girare ad Andria dove sono cresciuto, personaggi con Ferrari e orologi d’oro al polso che nessuno sapeva bene cosa facessero. E devo dire che per me la scuola di Andria è stata fondamentale».

Stesso spirito per il regista De Maria :«Sono cresciuto con i film di gangster, mi è sempre piaciuto questo genere dove c’è l’ascesa e poi la caduta, la tragedia greca. Quando ho letto “Manager calibro 9” (libro di Pietro Colaprico e Luca Fazzi a cui il film è ispirato) ho capito che era quello che cercavo e mi ci sono buttato. Era una storia vera che però abbiamo riscritto e a cui abbiamo aggiunto la nostra passione cinematografica. Certo abbiamo preso ispirazione da tante cose, anche dal poliziottesco, ma chi non copia quando crea? Lo hanno fatto anche Martin Scorsese e Quentin Tarantino».

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