Economia / Numeri

In Trentino disoccupazione in calo nel primo semestre, ma ora rischio boom cassa integrazione

I sindacati esaminano gli ultimi dati Istat e guardano con una certa preoccupazione ai prossimi mesi e invocano una politica industriale anticiclica, che sostenga gli investimenti alle imprese che puntano su innovazione e transizione ecologica

TRENTO. "L'Istat registra un andamento ancora dinamico del mercato del lavoro fino a giugno, nonostante il secondo trimestre l'economia risulti in contrazione. Le ragioni sono sicuramente legate alla crescita del turismo, con le assunzioni per la stagione estiva". A dirlo, in una nota, sono i tre segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. "I timori - aggiungono Grosselli, Bezzi e Alotti - arrivano dagli ultimi dati sulla cassa integrazione. Nei primi sei mesi di quest'anno sono state autorizzate 978.000 ore di cassa. Cifra che potrebbe raddoppiare da qui alla fine dell'anno se verranno confermate le previsioni sull'andamento del comparto industriale. Così torneremmo ai livelli del 2011 quando anche in Trentino si sentivano ancora le code della grande recessione provocata dalla crisi finanziaria americana".

Per questi motivi, i sindacati invocano "una politica industriale anticiclica, che sostenga gli investimenti alle imprese che puntano su innovazione e transizione ecologica". Secondo i dati Istat relativi al secondo trimestre del 2023 e riportati dai sindacati trentini, la disoccupazione è calata al 3,5%, oltre un punto percentuale in meno rispetto allo stesso periodo del 2022, quando era del 4,7%. In parallelo, l'occupazione è salita raggiungendo il 70%, mentre è cresciuto anche il tasso di inattività, cioè la percentuale di quanti non hanno un'occupazione né la cercano: nei primi sei mesi del 2023, il tasso di inattività ha raggiunto il 26,7%. Il calo della disoccupazione si legherebbe quindi, sottolineano i sindacati, anche alla carenza di manodopera.

"In questo quadro la prima mossa dovrebbe essere quella di rendere più attrattive le offerte di lavoro, migliorando le condizioni retributive, puntando su occupazione stabile e di qualità", aggiungono Grosselli, Bezzi e Alotti, che concludono: "Abbiamo bisogno di più lavoratori stranieri e non lo dice il sindacato, ma le imprese. E servono dunque più politiche di integrazione e accoglienza. Oggi gli stranieri si allontanano dal nostro mercato del lavoro. Ed è un problema per il sistema, al di là della propaganda spicciola".

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