Stop al Reddito di cittadinanza, ma solo per 200 trentini: per gli altri 4mila nuclei interverrà la Provincia

Al via le domande per accedere al nuovo strumento voluto dal governo Meloni per i cittadini tra i 18 e i 59 anni in situazioni economiche e sociali difficili. Per le casse provinciali si stima un esborso di 8 milioni di euro

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TRENTO. E' scattato oggi, primo settembre, il via alle domande per accedere allo strumento che sostituirà, almeno in via temporanea e per una parte dei percettori della misura istituita a livello nazionale dal Governo Conte, il Reddito di cittadinanza. Il nuovo meccanismo pensato dal Governo Meloni si chiama Sfl, Supporto per la Formazione e il Lavoro. Lo strumento si rivolge ai cittadini fra i 18 e 59 anni che versano in condizioni economiche e sociali difficili. Consiste in un’indennità di 350 euro al mese che sarà erogata solo nel caso di partecipazione ad attività formative oppure a progetti utili alla collettività, vale a dire con un Isee non superiore a 6mila euro l’anno.

Per poter accedere alla misura è necessario l’aver assolto il diritto-dovere all’istruzione e formazione, ma anche dimostrare di non essere disoccupato a seguito di dimissioni volontarie, nei 12 mesi precedenti (escluse le dimissioni per giusta causa nonché la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro). Secondo i calcoli dell’Agenzia del lavoro in Trentino sarebbero 205 i soggetti potenzialmente interessati alla misura nazionale, mentre la stragrande maggioranza di coloro che percepivano mensilmente il reddito di cittadinanza nei primi mesi del 2023 erano in media 3.500 nuclei familiari, che vanno ad aggiungersi ai poco meno di 700 pensionati di cittadinanza. Dunque per la quasi totalità dei percettori del reddito cambierà poco da qui a fine anno.

Perché? In Trentino i percettori di reddito di cittadinanza avevano per la quasi totalità anche i requisiti per l’assegno unico provinciale: ottenevano il reddito dallo Stato e l’integrazione fino al tetto dell’assegno unico dalla Provincia. Adesso coloro che all’interno del nucleo familiare hanno situazioni particolari, quali persone over 60, minorenni, disabili e soggetti presi in carico dai servizi sociali continueranno ricevere l’assegno mensile fino a dicembre pagato dalla Provincia. Si calcola un esborso per le casse provinciali di circa 8 milioni di euro. Poi da gennaio dovrebbe scattare il cosiddetto assegno di inclusione. Chi non ha queste situazioni “di disagio”potrà invece fare domanda per il Supporto Formazione Lavoro sul portale dell’ Inps, accreditarsi sul sistema Sisl, e stipulare il cosiddetto “patto di attivazione digitale” per impegnarsi in un percorso di attivazione lavorativa. Si tratta, appunto, di circa 200 soggetti che i Centri per l’impiego dell’Agenzia del lavoro seguiranno nel percorso di accompagnamento, durante il quale riceveranno i 350 euro al mese.

Un cambio voluto dal governo per segnare la distanza , ma che in realtà risolve ben poco» il commento di Maurizio Zabbeni, segretario della Fillea Cgil e membro del cda di Agenzia del lavoro. «Quello che andrebbe veramente fatto non è creare procedure nuove e non proprio semplici da seguire, quanto investire seriamente nei centri per l’impiego affinché essi siano effettivamente in grado di prendersi carico dei cittadini e costruire politiche attive vere collegate al mercato del lavoro». «L’obiettivo vero di questi strumenti - continua il sindacalista - dovrebbe essere quello di formare e qualificare i disoccupati e portarli all’incontro con il mercato del lavoro. Questo in parte è quello che succede a Trento con l’Assegno unico, subordinato al fatto che ci sia stato un periodo di lavoro precedente». «Quindi - conclude - Zabbeni - il tema non è discutere se serva o meno una misura di sostegno al reddito, ma quale tipo di servizio fornire a questi soggetti affinché possano entrare con successo nel mondo del lavoro».

Capire cosa succederà da gennaio 2024 quando entrerà in vigore l’assegno di inclusione è urgenza dei sindacati, per i quali la Provincia dovrebbe usare tutte le sue possibilità statutarie per costruire un welfare calibrato sulle esigenze della gente e più inclusivo di quello nazionale. D.B.

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