Turismo / L'allarme

Le aree montane a rischio zona gialla e arancione: quali incognite sull'inverno? Gustav Thöni: meglio restrizioni al massimo che le chiusure

Aumenta la preoccupazione in realtà come l'Alto Adige, dove la pandemia registra numeri in peggioramento: dalla giunta provinciale nuovi appelli alla vaccinazione e al rispetto delle regole per evitare contraccolpi sia sulle piste da sci sia sui mercatini di Natale. Intanto, dopo il presidente bolzanino Kompatscher anche Toti, Fedriga e altri chiedono che dalle nuove restrizioni siano escluse le persone vaccinate

LA PROPOSTA "Nelle fasce colorate restrizioni solo per i non vaccinati"
BERTOLASO "Strano che per lo sci Trento e Bolzano non adottino misure drastiche"

TRENTO. "Coronavirus: stop stagione sciistica in Alto Adige", batteva l'Ansa il 9 marzo 2020.

Da quel giorno gli impianti sono rimasti fermi anche per tutto l'inverno seguente, con poche eccezioni.

A venti mesi di distanza sulle Alpi torna l'incubo per gli appassionati dello sci.

In Italia tutte le speranze sono puntate sul green pass, che potrebbe presto trovare una versione "raffirzata" per le sole attività dle tempo libero, mentre a nord del Brennero potranno sciare solo vaccinati e guariti. 

Ora, con varie regioni del nord che rischiano di apssare in zona gialla nelle prossime settimane e poi anche in arancione, si rincorrono le ipotesi su quali restrizioni Roma potrebbe correggere per scongiurare le chiusure totali.

Da vari presidenti regionali, compreso il friulano Fedriga, presidente delal Cofnerenza Stato-Regioni, arriva la richiesta che il govenro limiti ai soli non vaccinati le restrizioni previste dalle zone colorate, in particolare da quelle più stringenti delle zone arancione o rossa.

Al momento l'orientamento che pare prevalere a Roma è però quello di proseguere per ora con il green pass (dunque anche se acquisito con test covid) e di attendere per valutare, in caso di peggioramento del quadro epidemiologico, se sarà necessario considerare l'ipotesi di riservare alcune attività ai soli vaccinati o guariti di recente.

Bolzano è praticamente in zona gialla e "il passo verso l'arancione (e la chiusura degli impianti, ndr.) è breve", ha fatto presente l'assessore alla sanità Thomas Widmann. 

"La quarta ondata - ha detto - arriva da nord e di certo non si ferma al Brennero. Siamo ad un passo dal deragliamento, anche perché in Alto Adige abbiamo una bassa percentuale di vaccinati".

La quota degli immunizzati è infatti del 10% inferiore al resto dell'Italia. In due settimane il numero di nuovi casi è aumentato di 15 volte e il numero di ricoveri è triplicato.

Secondo Widmann, "servono il rispetto delle regole in vigore, più controlli e la terza dose che da oggi sarà accessibile a tutti dopo sei mesi".

Come ha aggiunto il governatore Arno Kompatscher, l'incidenza è più alta nelle regioni del nord, come l'Alto Adige e il Friuli, "ma non solo per questioni climatiche, ma anche per il basso tasso di immunizzati".

"Non serve - ha aggiunto - escludere i non vaccinati dal green pass, se questo non viene controllato".

Anche i mercatini di Natale dell'Alto Adige sono osservati speciali e la situazione viene valutata di giorno in giorno.

In vista della stagione invernale e dei numerosi incidenti sciistici, Widmann si è detto preoccupato per la pressione già alta sugli ospedali a causa della pandemia e dei 700 sanitari sospesi perché non vaccinati.

Ospite di Rai Radio1 a Un giorno da pecora, anche Gustav Thöni, albergatore ed ex campione di sci, interviene sul tema: "Sono preoccupato, siamo vicini alla stagione invernale, e dopo quello che abbiamo passato l'anno scorso, diventerebbe tutto molto più complicato. Infatti siamo preoccupati, se non possiamo aprire o la gente non può venire sarebbe un bel problema, speriamo di poter tenere aperto. Meglio restrizioni al massimo piuttosto che le chiusure".

Thoeni, vaccinato e in attesa della terza dose, non si sa spiegare il basso tasso di vaccinati in Alto Adige. "Non ne ho idea, sono meravigliato anche io". Il lockdown solo per i non vaccinati in Austria non convince Gustav Thöni. "Mi sembra strano - ha detto - ma anche loro sono preoccupati di perdere la stagione invernale. Meglio comunque le restrizioni che eventuali chiusure. Sugli impianti non c'è un grande rischio contagio, giusto alla risalita, il problema semmai è più nei locali chiusi", afferma.

I dati confermano che la quarta ondata arriva da nord. In Alta Austria l'incidenza settimanale è a 1.422 e a Salisburgo addirittura a 1.519, mentre l'Italia è saldamente sotto 100. In Alta Austria negli ultimi quattro giorni sono deceduti 59 pazienti.

"Abbiamo spazio in terapia intensiva solo perché ci sono pazienti che muoiono", ha detto al quotidiano Der Standard Jutta Oberweger, portavoce dell'Azienda sanitaria del land austriaco. Simile la situazione a Salisburgo, dove è stato istituito un gruppo triage, composto da cinque medici e un giurista. Berlino sconsiglia viaggi in Austria e chi torna da lì deve stare dieci giorni in quarantena. Difficile immaginarsi una stagione invernale senza tedeschi.

Anche in Valle d'Aosta il contagio ha ricominciato a correre, soprattutto tra i giovani. La situazione per il momento resta sotto controllo, le soglie di occupazione dei posti letto ospedalieri e di quelli in terapia intensiva non destano preoccupazioni.

Con tali condizioni di pressione sull'ospedale Parini si spera di poter avviare al meglio la stagione dello sci, la cui apertura - ad eccezione di Cervinia dove si scia già da alcune settimane - è prevista tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre.

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