Giustizia / La sentenza

I buoni pasto in affidamento diretto, Provincia bocciata dal Consiglio di Stato

Soddisfatta l'azienda Day Ristoservice, che era stata esclusa dopo l'aggiudicazione dell'appalto da 50 milioni: "Accolto il nostro appello, il che ci legittima a rivendicare un ristoro integrale dei danni causati da una vicenda che lo stesso Consiglio di Stato ha ritenuto discriminatoria e ingiustificabile"

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TRENTO. Provincia sconfitta al Tar in tema di buoni pasto e servizio mensa.

Lo comunica l'azienda Day Ristoservice, riferendo in una nota stampa della sentenza del Consiglio di Stato numero 6496 del 27 settembre 2021.

"La sentenza - scrive l'impresa - ha definitivamente accolto l’appello di Day Ristoservice, azienda tra i leader sul mercato italiano delle soluzioni di benessere per le imprese e le persone, annullando il provvedimento di decadenza dell’aggiudicazione della gara indetta dalla Provincia autonoma di Trento, tramite Apac, per l’affidamento del servizio sostitutivo di mensa a favore dei dipendenti degli enti appartenenti al sistema integrato provinciale, per un valore a base d’asta di oltre 55 milioni di euro".

La vicenda del maxi appalto (base d’asta di 55 milioni di euro) per il servizio di buoni pasto dei dipendenti della Provincia ci riporta al 2019.

Dapprima l'ente pubblico aveva dichiarata decaduta la prima aggiudicataria (Cir Food) cui era subentrata in ordine di graduatoria appunto la Day Ristoservice (con un ribasso del 7,730% che corrisponde a un importo totale di 51.072 milioni di euro).

La Provincia aveva spiegato, nel disporre la decadenza dell'aggiudicazione, la presenza di vizi nella presentazione dei 1.245 contratti di convenzione con i locali trentini dove utilizzare i buoni pasto alternativi al servizio mensa, cioè di aver riscontrato «delle difformità nella documentazione trasmessa in ottemperanza all’impegno assunto in sede di gara rispetto alle prescrizioni poste dagli atti di gara».

Ma ora la Day Ristoservice sottolinea che quella decisione di piazza Dante era sbagliata: "In particolare - scrive l'azienda - il Consiglio di Stato ha ritenuto discriminatorie e anticoncorrenziali le limitazioni introdotte dalla Provincia in merito agli esercizi pubblici legittimati ad erogare il servizio sostitutivo di mensa: era infatti illegittimamente permesso ai soli esercizi muniti dei codici Ateco del comparto “somministrazione”, con l’esclusione dei codici Ateco del comparto “commercio”, sebbene idonei all’erogazione del servizio.

In riferimento a questi ultimi, la Provincia autonoma di Trento, senza gara, ha affidato il servizio alla propria controllata Trentino Sviluppo SpA, con illegittima esclusione di tutti gli altri.

Tale affidamento diretto e senza gara, unico caso in Italia nel settore dei buoni pasto - prosegue il comunicato -, è stato parzialmente annullato dal Tribunale di giustizia amministrativa di Trento, su ricorso di Day Ristoservice, poiché non avrebbe potuto estendersi anche agli altri enti provinciali diversi dalla Provincia medesima.

Così facendo, la Provincia ha pregiudicato la possibilità che Day Ristoservice, pur vittoriosa nel contenzioso amministrativo, possa ambire all’aggiudicazione e allo svolgimento della commessa, con le condizioni tecniche ed economiche offerte in gara, che erano sensibilmente migliorative rispetto al costo sostenuto per l’affidamento in house a un soggetto privo di specifica esperienza nel settore dell’emissione di buoni pasto", conclude l'azienda.

Soddisfatta Mariacristina Bertolini, vicepresidente e direttore generale di Day Ristoservice: “Come sempre, anche per la Provincia autonoma di Trento, per tutti gli esercenti affiliati e per gli utilizzatori sul territorio, eravamo in prima linea per garantire il servizio di qualità che ci contraddistingue, ma il nostro impegno è stato disatteso. Per questo, siamo molto soddisfatti di una sentenza che sottolinea la consueta corretta esecuzione da parte di Day e ci legittima a rivendicare un ristoro integrale dei danni causati da una vicenda che lo stesso Consiglio di Stato ha ritenuto discriminatoria e ingiustificabile”.

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