Centri commerciali da riaprire: Confesercenti e Confcommercio chiederanno i danni a Fugatti

Pressing delle imprese del commercio sulla Provincia perché tragga le conclusioni dalla bocciatura del Tar sulle chiusure festive e riapra i negozi le domeniche anche a Trento, Rovereto e nei comuni considerati non turistici.

«Si tratta di aprire quattro settimane perché poi da metà ottobre scattano comunque le domeniche aperte in deroga» ricorda il presidente di Confesercenti Renato Villotti.

«L’incertezza è disastrosa, le imprese hanno bisogno di programmazione» sottolinea il vicepresidente di Confcommercio Massimo Piffer.

Le organizzazioni dei commercianti hanno chiesto un incontro urgente al presidente della Provincia Maurizio Fugatti e all’assessore Roberto Failoni per dipanare l’aggrovigliata matassa. E Piffer ricorda: «Se la Corte costituzionale boccia la legge provinciale, come è probabile, potrebbero partire le richieste di danni».

La spesa che va in fumo con le chiusure ammonta a oltre 70 milioni di euro l’anno. Che di questi tempi, con la crisi Covid, sono preziosi.

Il calcolo si può fare in base ai dati dell’Ispat, l’Istituto provinciale di statistica. La spesa media dei turisti, maggiori fruitori delle aperture festive, per generi alimentari, abbigliamento e shopping è di 22 euro al giorno. Moltiplicata per i 32 milioni di presenze annue in alberghi, esercizi extralberghieri, alloggi privati, fanno circa 700 milioni di spesa. Il 15% è nei giorni festivi, pari a oltre 100 milioni, a cui va aggiunta la spesa domenicale dei trentini. In base alla delibera della giunta provinciale, quella sospesa dal Tar, nei festivi resta chiuso il 60% dei negozi. In un anno, quindi, la minore spesa è di almeno 70 milioni, una riduzione che si aggiunge ai danni dell’epidemia.

«Ecco cosa succede a fare le cose in fretta - afferma Piffer - Il principio di libera concorrenza negli orari commerciali nel mercato comune viene da una direttiva europea. La legge provinciale è stata impugnata dal governo a seguito dell’esposto al presidente del Consiglio presentato da Confcommercio, Confesercenti e Federdistribuzione e ora va alla Corte costituzionale. Anche l’Autorità garante della concorrenza l’ha bocciata».

«Ora l’incertezza è assoluta - prosegue Piffer - ma le imprese hanno necessità di programmazione del personale, hanno difficoltà negli approvvigionamenti, soprattutto le medie strutture non food che lavorano molto la domenica. C’è disorientamento nel consumatore, mentre l’e-commerce avanza e nei territori limitrofi i negozi sono aperti. In questa incertezza disastrosa, se la legge provinciale viene dichiarata incostituzionale dalla Consulta, ci sarà chi chiederà il conto all’ente pubblico».

La richiesta danni potrebbe essere dell’ordine di grandezza dei consumi persi, quindi decine di milioni di euro.

«La Provincia è stata sconfitta al Tar ma si sapeva che sarebbe andata così - sostiene dal canto suo Villotti - Avevamo detto al presidente della Provincia di non intraprendere questa campagna elettorale. La strada presa è in controtendenza con le regioni vicine e con la caratteristica turistica di città come Trento e Rovereto. La sentenza del Tar autorizza ad aprire i ricorrenti (i centri commerciali di Pergine e Civezzano), noi chiediamo di consentirlo a tutti. Chiediamo un incontro urgente, condiviso con Confcommercio, per capire se si possono riaprire queste quattro domeniche che mancano al 15 ottobre, quando cominciano le aperture concesse fino a fine anno. Così l’impatto si attenuerebbe mentre aspettiamo la sentenza della Corte costituzionale, che sarà favorevole alle aperture perché è già stato così per il Friuli e altri casi».

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