Mele giù: in 3 anni pagate il 40% in meno Ai contadini Melinda dà 36 centesimi al chilo

Ambiente e salute: i grillini contestano la politica di Piazza Dante in materia di agrofarmaci. E intanto si registra la grande crisi della vendita delle mele: rendite in picchiata

«La Provincia è in ritardo nell’attuazione delle norme sull’uso di pesticidi nell’agricoltura trentina». A ribadirlo è il Movimento Cinque Stelle. Si parla del regolamento relativo al Piano di azione sugli «agrofarmaci.

«Sarà operativo da aprile». È questa la risposta dell’assessore provinciale all’agricoltura Michele Dallapiccola (la delega all’ambiente è dell’assessore Mauro Gilmozzi mentre quella alla salute è in capo a Luca Zeni)

Il piano sui pesticidi del Trentino, sottolinea Dallapiccola, esponente di primo piano del Patt, «è più severo di quello nazionale e prevede misure di maggior compatibilità con l’ambiente nell’uso degli agrofarmaci. E da noi siamo molto avanti nell’utilizzo della confusione sessuale che ha abbattuto l’uso degli agrofarmaci, tanto che la diffusione di fitopatologie che fanno scandalo, come la peronospora di quest’anno sulla vite, ha portato a una riduzione della produzione».

Per far fronte a tale situazione, dice, «la Provincia spinge sull’uso dei sistemi di stabilizzazione del reddito in agricoltura, garantiti dall’Unione europea, che vanno ai consorzi e che consentono di compensare per gli agricoltori la parte di reddito che viene persa a causa delle fitopatologie. Insistiamo molto sulla riduzione degli agrofarmaci anche se ciò può comportare il rischio di perdere una parte della produzione».

Il piano, elaborato dagli assessori Zeni e Dallapiccola, riduce pericolosamente i livelli di sicurezza e introduce modifiche peggiorative delle distanze minime

La battaglia contro l’abuso di pestici nell’agricoltura trentina (che in Trentino significa soprattutto melicoltura) è promossa dai Cinque Stelle Riccardo Fraccaro, deputato, e Filippo Degasperi, consigliere provinciale. «Ancora niente di nuovo sul fronte della tutela della salute pubblica dai fitofarmaci in Trentino - spiegano Fraccaro e Degasperi - Anche la risposta fornita nei giorni scorsi dal ministro Galletti a una nostra interrogazione non ha fornito le rassicurazioni che ci aspettavamo e conferma, al contrario, uno stallo preoccupante della Provincia rispetto a un problema che avevamo sollevato oltre un anno fa».

«Un piano che andrebbe rivisto - spiegano Fraccaro e Degasperi - perché, così come è stato elaborato dagli assessori Zeni e Dallapiccola, riduce pericolosamente i livelli di sicurezza e introduce modifiche peggiorative delle distanze minime».

Per Fraccaro e Degasperi «mancano ancora le misure relative ai trattamenti in prossimità di abitazioni e luoghi sensibili (scuole, ospedali, e così via». Dallapiccola replica spiegando che «il regolamento attuativo sarà operativo da aprile, e che la delibera di giunta è già pronta e per ora è bloccata per perché l’ufficio legislativo è stato impegnato ed è impegnato sul fronte della finanziaria». La delibera «regolamenta l’uso degli agrofarmaci con criteri molto più restrittivi del livello nazionale». Inoltre i Comuni possono attuare principi più restrittivi.

Quando si parla di agricoltura trentina si parla di Valle di Non e di mele. E il mondo frutticolo è in fibrillazione. Da una parte gli ecologisti chiedono a gran voce un cambio di marcia (in versione bio) per una proposta alternativa sul mercato nazionale e dall’altra si assiste ad un calo della redditività del prodotto mela. Vedi articolo sotto.


 

Le mele Golden non sono più d’oro come un tempo. Nel 2013, solo tre anni fa, Melinda liquidava ai produttori 59 centesimi al chilo di mele. Nello stesso anno Sft, la Società Frutticoltori Trento, e La Trentina, il consorzio delle cooperative frutticole, pagavano 42 centesimi al chilo.

«La Provincia è in ritardo nell’attuazione delle norme sull’uso di pesticidi nell’agricoltura trentina». A ribadirlo è il Movimento Cinque Stelle. Si parla del regolamento relativo al Piano di azione sugli «agrofarmaci.

«Sarà operativo da aprile». È questa la risposta dell’assessore provinciale all’agricoltura Michele Dallapiccola (la delega all’ambiente è dell’assessore Mauro Gilmozzi mentre quella alla salute è in capo a Luca Zeni)

Il piano sui pesticidi del Trentino, sottolinea Dallapiccola, esponente di primo piano del Patt, «è più severo di quello nazionale e prevede misure di maggior compatibilità con l’ambiente nell’uso degli agrofarmaci. E da noi siamo molto avanti nell’utilizzo della confusione sessuale che ha abbattuto l’uso degli agrofarmaci, tanto che la diffusione di fitopatologie che fanno scandalo, come la peronospora di quest’anno sulla vite, ha portato a una riduzione della produzione».

Per far fronte a tale situazione, dice, «la Provincia spinge sull’uso dei sistemi di stabilizzazione del reddito in agricoltura, garantiti dall’Unione europea, che vanno ai consorzi e che consentono di compensare per gli agricoltori la parte di reddito che viene persa a causa delle fitopatologie. Insistiamo molto sulla riduzione degli agrofarmaci anche se ciò può comportare il rischio di perdere una parte della produzione».

La battaglia contro l’abuso di pestici nell’agricoltura trentina (che in Trentino significa soprattutto melicoltura) è promossa dai Cinque Stelle Riccardo Fraccaro, deputato, e Filippo Degasperi, consigliere provinciale. «Ancora niente di nuovo sul fronte della tutela della salute pubblica dai fitofarmaci in Trentino - spiegano Fraccaro e Degasperi - Anche la risposta fornita nei giorni scorsi dal ministro Galletti a una nostra interrogazione non ha fornito le rassicurazioni che ci aspettavamo e conferma, al contrario, uno stallo preoccupante della Provincia rispetto a un problema che avevamo sollevato oltre un anno fa».

«Un piano che andrebbe rivisto - spiegano Fraccaro e Degasperi - perché, così come è stato elaborato dagli assessori Zeni e Dallapiccola, riduce pericolosamente i livelli di sicurezza e introduce modifiche peggiorative delle distanze minime».

Per Fraccaro e Degasperi «mancano ancora le misure relative ai trattamenti in prossimità di abitazioni e luoghi sensibili (scuole, ospedali, e così via». Dallapiccola replica spiegando che «il regolamento attuativo sarà operativo da aprile, e che la delibera di giunta è già pronta e per ora è bloccata per perché l’ufficio legislativo è stato impegnato ed è impegnato sul fronte della finanziaria». La delibera «regolamenta l’uso degli agrofarmaci con criteri molto più restrittivi del livello nazionale». Inoltre i Comuni possono attuare principi più restrittivi.

Quando si parla di agricoltura trentina si parla di Valle di Non e di mele. E il mondo frutticolo è in fibrillazione. Da una parte gli ecologisti chiedono a gran voce un cambio di marcia (in versione biologico) per una proposta alternativa sul mercato nazionale e dall’altra si assiste ad un calo della redditività del prodotto mela. Vedi articolo sotto.

Quest’anno Melinda ha riconosciuto una remunerazione media del prodotto pari a 36 centesimi. Sft si è attestata a quasi 27 centesimi. La Trentina, per il prodotto fresco, liquida 25 centesimi al chilo.

Complessivamente ai frutticoltori arriva il 40% in meno di tre anni prima. La contrazione, al di là delle oscillazioni congiunturali, dipende dal calo delle vendite.

Che diminuissero in Italia era noto da qualche tempo. Ma quest’anno arriva la gelata dall’estero: l’export trentino è in calo del 6%, soprattutto per i conflitti in Nord Africa e l’embargo russo.

I dati sulle remunerazioni dei coltivatori sono emersi nelle recenti assemblee delle cooperative e dei consorzi frutticoli. Nell’esercizio chiuso il 31 luglio 2016, la liquidazione media riconosciuta dal consorzio Melinda alle cooperative socie è stata di 40,2 centesimi al chilo. Ai 3.800 frutticoltori nonesi è stata riconosciuta una remunerazione media del prodotto fresco di 36,2 centesimi al chilo.

Il liquidato per il prodotto fresco è migliore di quello 2015, che si era fermato a 31,3 centesimi ma era stato penalizzato da un calo dei prezzi particolarmente accentuato. Nel 2014, invece, il liquidato al chilo era a 42,3 centesimi e l’anno prima ancora più elevato.

Sft ha chiuso il bilancio 2015-2016 con un liquidato medio al chilo ai 358 soci di 26,8 centesimi. L’anno precedente erano 28,4 euro al chilo, quindi il calo si attesta sul 5,6%. Ma, anche in questo caso, si viene da annate precedenti sopra i 30 e anche sopra i 40 centesimi al chilo.

Per quanto riguarda La Trentina, il consorzio che raggruppa Cofav, Consorzio Frutticoltori Alta Valsugana con 150 soci, Copag, Cooperativa Produttori Agricoli Giudicariesi con 40 soci, 5 Comuni, la cooperativa di Mezzolombardo con 300 soci, e Valli del Sarca, la coop dell’Alto Garda e della Valle dei Laghi con 500 produttori, il liquidato medio 2016 del prodotto fresco è di 25 centesimi al chilo.

La Trentina è al primo anno della nuova organizzazione che ha visto le cooperative socie conferire al consorzio la gestione diretta dei magazzini oltre che della commercializzazione. Ma è stata un’annata di calo e tra i produttori c’è delusione e preoccupazione. L’anno scorso le liquidazioni delle cooperative ai loro soci si attestavano tra i 27 e i 28 centesimi al chilo. Quest’anno quindi il calo è tra l’8 e il 10%. Ma nel 2014 si era a 33 centesimi al chilo e nel 2013 a più di 40 centesimi.

La produzione 2016 di mele è stata in Trentino pari a circa 533 mila tonnellate, di poco inferiore alle 535 mila tonnellate dell’anno scorso. Sono le vendite che non tengono. Come è stato spiegato di recente alla presentazione della fiera Interpoma, in Italia negli ultimi anni il consumo di mele è calato di una percentuale tra il 10 e il 15%. La crescita è stata quindi affidata all’export e il 2015, in questo senso, è stato un anno record: quasi 95 milioni di euro di vendite all’estero, il 33% in più dell’anno precedente, con un boom in Nord Africa, in particolare Egitto e Algeria, in Spagna, nel Regno Unito (nella voce Istat sono compresi anche i piccoli frutti, ma le mele sono di gran lunga la quota maggiore).

Nel primo semestre di quest’anno invece l’export frutticolo trentino si attesta a 53 milioni di euro, il 5,6% in meno dei primi sei mesi 2015. Cedono soprattutto le vendite in Algeria, diminuite di due terzi, e in Gran Bretagna (-19%).

Primo cliente è ancora l’Egitto, in crescita del 14%, ma poi succede, come a Sft, che i clienti egiziani non paghino le forniture. Per quanto riguarda l’embargo in Russia, invece, il colpo lo accusa soprattutto From, il consorzio che raggruppa Melinda e La Trentina con le altoatesine Vog e Vip. Nell’esercizio chiuso il 31 luglio 2016 il fatturato cede del 35% passando da 8,8 a 5,7 milioni di euro.

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